Quando la tua infanzia e la tua adolescenza sono segnate dall’ascolto di tanta musica pop italiana, è impossibile non apprezzare il lavoro fatto da Luca Carboni in più di trent’anni di carriera. Per uno come me nato sul finire degli anni Ottanta, le hit di Carboni rilasciate a partire dai primi anni Novanta non sono mai passate inosservate, anzi. Mi ha sempre convinto ogni volta che è tornato sulle scene dopo parecchi anni di silenzio (massima stima per i tanti anni che lascia passare tra un disco e l’altro, infischiandosene delle tempistiche discografiche).
Di Carboni apprezzo ogni album, quelli degli esordi tipo “…E Intanto Dustin Hoffman Non Sbaglia Un Film” e “Forever”, così come quelli rilasciati con l’inizio del nuovo millennio, vedi “Lu.Ca.” del 2001, “…Le Band Si Sciolgono” del 2006 (album meraviglioso, a mio avviso un po’ troppo sottovalutato dalla critica al momento della sua uscita) e l’ultimo “Senza Titolo”, magari non un disco ispiratissimo, ma contenente dei bei pezzi. Sono inoltre affezionato a dischi come “Carovana” e a “Mondo World Welt Monde”, lavori con cui sono letteralmente cresciuto.
Ascoltando però un album come “Carboni” mi rendo conto di quanta bravura, energia e brillantezza ci fossero in quel Carboni (perdonate le ripetizioni) di inizio anni Novanta. Reduce da un capolavoro come “Persone Silenziose”, nel gennaio del 1992 Carboni si ripresentò con un Lp straordinario, fatto di nove pezzi splendidi, uno più bello dell’altro. Ok Ci Vuole Un Fisico Bestiale, Le Storie D’Amore e Mare Mare, brani che ti capitava si sentire ovunque, ma vogliamo parlare de L’Amore Che Cos’è?, Baila Sad Jack, Tempo Che Passi, Siamo Le Stelle Del Cielo o La Mia Città? In questi giorni sto riascoltando parecchio quel cd, e ogni volta che lo sento ci trovo sempre qualcosa di magico. Davvero un signor album. E pensare che forse non è neanche il suo miglior disco di sempre. E qui abbiamo detto tutto. Grande Luca, sei troppo forte!
Alessandro
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