“La prova”, il grido rock di un Raf ispirato

Credo che poche persone ricordino la potenza e la profondità di un disco come “La prova”, album realizzato da Raffaele “Raf” Riefoli e pubblicato nel novembre del 1998. Un album a cui sono fortemente legato e che vado spesso a riascoltare per farmi travolgere da emozioni uniche, strepitose, difficili da descrivere.
In un periodo di grande popolarità, dopo il successo ottenuto con i dischi “Cannibali” e “Manifesto”, senza dimenticare l’incantevole raccolta elettroacustica “Collezione temporanea”, il cantautore pugliese decise di sperimentare una scrittura atipica per il mainstream dell’epoca, costruendo un album di inediti composto da pezzi rock accompagnati da testi di denuncia, molto distanti da quel piglio dolce e romantico e sensibile che fino a quel punto aveva contraddistinto la sua eccellente produzione.
A un passo dai quarant’anni, Raf s’impegnò per dare vita a un qualcosa di unico all’interno della sua discografia, prendendosi rischi belli grossi, a partire dal fatto di poter far storcere il naso a chi, in precedenza, era stato estasiato da brani quali
Ti pretendo, Oggi un Dio non ho, Il battito animale, Due, Stai con me, Sei la più bella del mondo.
Niente pop, niente ritornelli immediati, niente ballate avvolgenti, niente basi elettroniche: dopo aver venduto tanti dischi e trionfato all’interno di manifestazioni nazionalpopolari come il Festivalbar, Raf volle sostanzialmente voltare pagina e incidere un album capace di assecondare i suoi gusti musicali, strizzando l’occhio al rock degli anni Settanta che l’aveva forgiato in pieno.
Così, con l’intento di affrontare tematiche anche scomode, l’artista classe 1959 si immerse in delle sessioni di scrittura piuttosto intense per poi coinvolgere la sua band di quegli anni, composta da musicisti eccezionali, al fine di trovare il suono giusto per vestire in modo adeguato dei brani molto potenti, graffianti, diversissimi da quanto scritto e inciso in passato.
Ancora oggi resto a bocca aperta nel contemplare canzoni magnifiche quali
Vita, storie e pensieri di un alieno e La danza della pioggia, i primi due singoli estratti dall’album, che per forza di cose fu un autentico flop in termini di vendite, in quanto non capito dai suoi fan e neppure lodato a dovere dalla critica.
“La prova” è ricolmo di chitarre elettriche e di splendidi riff tipicamente rock. A sentirlo non sembra proprio un disco di Raf, visto che effettivamente non esistono altri dischi simili all’interno della sua vasta e comunque notevole discografia.
Per quanto sfiori appena l’amore, soprattutto quello “paterno” nella deliziosa
Little girl, “La prova” è costituito da episodi importanti, dove si toccano tematiche di vario tipo come il terrorismo e la politica, basti pensare alla velocissima Che giorno è e all’incantevole Jamas, una dedica per nulla banale al grande Ernesto “Che” Guevara.
Credo valga la pena citare anche
Lava, fortemente rock, sensuale, e Tra le mie domande e il mare, pezzo sontuoso, di una poesia rara.
È un disco fenomenale “La prova”, realizzato con una passione e una dedizione uniche. Non esiste, nella musica leggera italiana, un’opera tanto profonda e completa, matura e coerente. Si tratta di un album che sarebbe potuto uscire soltanto in quel preciso periodo storico, visto che in quegli anni la discografia italiana permetteva ad artisti affermati di tentare soluzioni diverse, con la concreta possibilità di fare un buco nell’acqua (oggi tutto questo sarebbe impensabile).
“La prova”, come detto, andò molto male a livello commerciale. Ma chi ama la musica di Raf dovrebbe ringraziare tuttora il cantautore di Margherita di Savoia per aver trovato, sul finire degli anni Novanta, il coraggio di prendere carta e penna e tirare fuori dei pezzi magistrali, veri, puri, ruvidi, taglienti. Pezzi legati al desiderio di raccontare un mondo in graduale declino sotto vari aspetti.
Assolutamente da ascoltare per comprendere tutto il suo incredibile potenziale e anche per capire di cosa fu capace Raf in un periodo in cui, musicalmente parlando, si cercava soltanto la hit, il tormentone con cui bombardare la massa tramite la radio e tramite la televisione.
Ripresentarsi sulle scene con nove pezzi pieni di chitarre e con testi impegnati, per nulla romantici, fu un qualcosa di letteralmente folle. Eppure una cosa è certa: non fu tutto lavoro sprecato. Poche migliaia di persone apprezzarono e seppero cogliere il senso di un disco simile. E a quelle stesse persone capita ancora oggi di andare a recuperare il cd de “La prova” e a reinserirlo nello stereo per farsi stendere dai brani mozzafiato che vi sono contenuti all’interno.
Grazie a Raffaele per averci fatto un dono simile, un qualcosa di davvero prezioso che rimarrà nel tempo.

Alessandro

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