A inizio agosto, pochi giorni prima di partire per le vacanze estive, ho fatto un salto alla Discoteca Laziale di Roma per effettuare il consueto e massiccio acquisto di dischi di fine stagione. A parte una manciata di album datati, ho comprato soprattutto cd usciti di recente dall’altra parte dell’Oceano (chi mi conosce sa quanto ami la musica prodotta negli States). All’interno della notevole pila, oltre agli ultimi lavori di gente del calibro di Ben Harper e John Moreland, pure “Chloë and the Next 20th Century” di Father John Misty, al secolo John Tillman.
In Italia, ovviamente, non è molto noto. Eppure stiamo parlando di un songwriter e di un musicista incredibile, sulle scene da quasi vent’anni e autore di una serie interminabile di capolavori. Devo ammettere di non conoscere ancora tutta la sua opera, ma quei due, tre dischi sentiti per intero in passato mi hanno letteralmente steso a causa di una scrittura e di un sound unici.
Era fermo da un po’ il buon Josh, che nel 2018, ad appena un anno di distanza dall’incantevole “Pure Comedy”, aveva rilasciato “God’s Favorite Customer”. Sfruttando anche la pausa forzata dovuta alla pandemia, insieme a un genio del calibro di Jonathan Wilson, coinvolto nella produzione, ha curato in ogni dettaglio il suo quinto album pubblicato per Bella Union e Sub Pop proprio con lo pseudonimo Father John Misty.
Il risultato è quello di un lavoro, a mio modesto parere, sensazionale. “Chloë and the Next 20th Century” è caratterizzato da un’eleganza musicale, compositiva e vocale da urlo. Contiene undici brani magnifici, la maggior parte dei quali provenienti da epoche lontanissime: in tanti frangenti sembra davvero un disco d’altri tempi, e non solo per la strumentazione utilizzata in fase di arrangiamento (ci sono tanti archi e tanti fiati).
L’iniziale Chloë, folgorante e ispirata, sembra essere stata scritta per i titoli di testa di un film di Woody Allen, mentre le varie Kiss Me (I Loved You), Buddy’s Rendezvous e Funny Girl non hanno nulla da invidiare ai tanti evergreen confezionati in America prima della metà del secolo scorso. Con un’abilità sorprendente, questo fenomeno si distingue alla grande tra vari generi, basti pensare al delicato folk di Goodbye Mr. Blue, capace di far tornare alla mente Everybody’s Talkin’ di Harry Nilsson, e ai ritmi più caldi e latini di Olvivado (Otro Momento), dove si scorgono rimandi alla bossa nova.
Per quanto mi riguarda, si tratta di un album magistrale, qualcosa di lontanissimo dalla tradizione italiana e realizzato con una sapienza, una maturità da far spavento. C’è poco da fare: soltanto negli Stati Uniti, dove non c’è bisogno di strizzare l’occhio agli standard delle radio per vendere, si possono concepire dischi simili.
Resto convinto che questo “Chloë and the Next 20th Century” rimarrà una delle opere musicali più belle del 2022. Esagerato? Non penso proprio. La qualità è indiscutibile e tutto è all’insegna dell’armonia, dall’inizio alla fine. Provare per credere.
Alessandro
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