La scomparsa di David Sassoli mi ha letteralmente colpito, rattristito, sconvolto. Sono stato davvero scosso dalla notizia, anche perché non ero a conoscenza del fatto che da tempo le sue condizioni di salute fossero tutt’altro che buone. Un dolore grande, che di certo mi accompagnerà ancora per molto e che non so quando mai se ne andrà. L’Italia perde un personaggio importante, un uomo di spessore incredibile, colto, sensibile, generoso, autorevole: un autentico professionista, dotato di grande umanità.
Sassoli è stato per me un vero e proprio punto di riferimento. Non mi riferisco alla sua carriera politica, che non ho mai seguito con la dovuta attenzione, ma in cui sono certo abbia saputo farsi valere benissimo, vista la nomina di Presidente del Parlamento europeo ottenuta nel 2019. Mi riferisco piuttosto alla sua lunga attività di giornalista, cominciata negli anni Ottanta e proseguita fino al 2009, anno in cui iniziò a farsi largo nel Partito Democratico.
Per tanto tempo, specialmente in età adolescenziale, ho seguito con ammirazione e curiosità le sue eleganti conduzioni del Tg1. Sentirlo e vederlo leggere le notizie era sempre molto stimolante: proprio in quegli anni, in pratica all’inizio del Duemila, compresi come la professione del giornalista, televisivo e non, sarebbe potuta essere una strada interessante da percorrere. Nello specifico, mi ripromisi di cercare, nei limiti del possibile, di avvicinarmi a quello stile così rassicurante e sontuoso che Sassoli aveva nel sangue.
Forse in pochi ci crederanno, e forse ad alcuni verrà da ridere, ma ancora oggi, quando a Perugia mi metto davanti la telecamera per condurre il Tg Umbria, ripenso ai notiziari curati da lui e provo, nel mio piccolo, ad adottare il suo approccio, puntando innanzitutto ad essere chiaro e comprensibile. Perché così era il Sassoli giornalista: semplice, diretto, essenziale. Il suo obiettivo, credo, era di farsi capire bene da chi lo stava a guardare e a sentire, raccontando i fatti con un linguaggio lineare eppure, al contempo, brillante.
Di Sassoli ammiravo anche negli ultimi anni la sua solarità e il suo carisma. Vederlo dal vivo o in televisione, al tavolo di una conferenza oppure ospite in un talk show, era sempre una gioia. Non so come spiegare, ma per qualche motivo mi trasmetteva grinta, ottimismo, voglia di fare bene. Insomma, un punto di riferimento a tutti gli effetti.
Non posso credere che non sia più tra noi. Chissà quanti altri traguardi avrebbe raggiunto. Lui che guardava avanti con fiducia, che credeva davvero in un mondo migliore e che puntava tanto sui giovani. Mi viene da piangere, e penso che d’ora in avanti sarà più dura che mai.
Alessandro
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