Ci sono davvero tanti dischi, ai quali sono particolarmente affezionato, che vado a risentire spesso, anche se l’ho fatto già parecchie volte in precedenza e anche se si tratta di lavori datati, acquistati tempo addietro. Non sono album necessariamente e oggettivamente straordinari: sono soltanto lavori a cui tengo molto, che magari mi ricordano certi periodi importanti della mia vita.
Tra questi lavori, tra queste raccolte di canzoni, c’è pure “9/nov/2001” di Biagio Antonacci che, guarda caso, ha appena compiuto i suoi primi vent’anni di vita (il fatto di dedicargli un articolo su questo blog è del tutto casuale, lo giuro). Lo so, molte delle persone che passeranno di qua si chiederanno perché mai un “grande” ascoltatore di musica come il sottoscritto, uno di quelli dal palato fino, possa spendere il suo tempo a sentire i dischi di un artista decisamente nazionalpopolare, uno che è nel mainstream praticamente da sempre.
Da questo punto di vista, la risposta è abbastanza semplice: Antonacci, che possa piacere o no, e che ci si creda o no, è un cantautore che di buoni brani e di buoni album ne ha sfornati. Ovviamente non tutta la sua produzione è eccellente, ci mancherebbe. Eppure, soprattutto se si considera l’attività discografica nel corso degli anni Novanta, si trovano delle cose oggettivamente ben confezionate. Sono perfettamente conscio del fatto che una considerazione simile meriterebbe un approfondimento maggiore, ma se continuassi a soffermarmi sulle qualità artistiche e sul percorso musicale di Biagio andrei fuori tema. Dunque, torno al nocciolo della questione, e perciò alla ragione che ha innescato questo post: l’album “9/nov/2001”.
Perché scrivere di questa raccolta di canzoni originali, ideale seguito del noto e fortunato “Mi fai stare bene”? Perché, per l’appunto, è un disco che, nel corso dell’anno, vado a risentire spesso, soprattutto nel periodo invernale, quando il freddo e il cattivo tempo contribuiscono a far galoppare un po’ la malinconia e a far riemergere vecchi ricordi. Ebbene, è in certi momenti che, forse perché alla ricerca di un calore “sonoro” e “tematico”, mi capita di inserire nel lettore cd questo disco, caratterizzato da un’evidente intimità che lega alla perfezione le musiche alle parole delle undici tracce in scaletta.
Anche se tre dei quattro singoli scelti per promuovere all’epoca l’opera sono di matrice rock, e mi riferisco a Ritorno ad amare, Che differenza c’è e Angela, “9/nov/2001” è costituito prevalentemente da ballate, quindi pezzi lenti, il più delle volte romantici. Pezzi, nello specifico, immediati, ben riusciti, gradevoli, maturi e, soprattutto, ispirati. Probabilmente l’arrivo del secondogenito, Giovanni, gli diede il giusto entusiasmo e la giusta consapevolezza, e di questo ne sono abbastanza sicuro. Tra l’altro, sfogliando il booklet del cd, si capisce come l’intero disco sia dedicato proprio a lui.
L’aspetto interessante di “9/nov/2001”, in cui figura pure Ti ricordi perché, già inserita nel precedente greatest hits “Tra le mie canzoni”, è che a convincere sono specialmente i brani che non vennero trasmessi dalle radio e dalle televisioni, ad esempio Come se fossi un’isola, Non tentarmi, Se tornerai, Volevo solo dirti che, Io ho te: tutti gioielli, contraddistinti da arrangiamenti semplici ma intensi, con delle bellissime chitarre elettrice e acustiche pronte a dialogare e a creare dei momenti musicali eleganti, sontuosi (pregevole pure la sezione ritmica).
Per quanto mi riguarda, rimane il miglior lavoro in assoluto di Biagio. Non ha la grinta e la solarità del già citato e splendido “Mi fai stare bene”, però tutta la sua profondità e la sua naturalezza lo rendono delizioso, intrigante, avvolgente. Dopo “9/nov/2001” il suo modo di scrivere e di produrre è cambiato, senz’altro per non perdere appeal sul mercato e per cercare di rinnovarsi costantemente.
Forse con “Chiaramente visibili dallo spazio”, uscito ormai due anni fa, si è un po’ riavvicinato a quelle atmosfere e a quello stile, però si avverte una differenza. A conti fatti, vent’anni fa il buon Biagio ebbe una marcia in più per tirare fuori dal cilindro un signor album. Un album vero, autentico, genuino.
Alessandro
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