Anche se non ci ragiono mai troppo su, almeno nel panorama musicale d’Oltreoceano gli Smashing Pumpkins sono di certo una delle rock band da me più adorate, più amate. Non ho tutti i loro dischi, che con una carriera lunga più di trent’anni sono tanti, eppure ne conservo un bel po’ con molta soddisfazione, e quando inserisco nello stereo lavori come “Gish” o “Adore” vengo puntualmente travolto da una scarica di emozioni, generate dalla bellezza delle loro musiche, dei loro testi e dei loro suoni, senza dimenticare il timbro vocale alquanto suggestivo di Billy Corgan, leader del gruppo.
Fatico a ricordare a quando risalga il primo vero contatto con la loro musica, ma certamente parliamo della prima metà degli anni Novanta, forse il momento in cui il complesso statunitense ebbe maggiore seguito e maggiore popolarità. Quando accendevo la televisione, e mi sintonizzavo su Mtv, capitava spesso di incappare nella visione e nell’ascolto di un loro pezzo accompagnato da immagini. E puntualmente, per un motivo o per l’altro, venivo rapito dal loro stile così immediato eppure particolare, ricercato, non stereotipato.
Inutile negare come circa venticinque anni, forse qualcosa di più, uno dei loro singoli più gettonati, e quindi più trasmessi, fosse 1979, canzone straordinaria, di quelle in grado di far venire la pelle d’oca fin dai secondi iniziali. Ebbene, per quello che la mia mente è riuscita a trattenere nel tempo, il progressivo avvicinamento a Corgan e soci avvenne attraverso quel pezzo lì. Questo perché Mtv, insieme agli altri canali musicali televisivi dell’epoca, la proponeva spesso, anche dopo il termine della fase promozionale di “Mellon Collie and the Infinite Sadness”, l’album che la contiene.
Poi, man mano, arrivarono altri lavori sontuosi, come ad esempio il già citato “Adore”, e nel sottoscritto aumentò la consapevolezza che gli Smashing fossero un gruppo da tenere d’occhio e da seguire, perché di qualità ne avevano e le loro canzoni arrivavano dritte al petto (a proposito di “Adore”, penso ad Ava Adore, primo singolo estratto da quell’album rilasciato nel 1998, da me particolarmente amato e di cui ho già scritto qui sul blog anni fa).
L’ultimo disco della band che ho acquistato, e quindi metabolizzato a dovere, è “Zeitgeist”, rilasciato nel 2007. Un album che, dal mio punto di vista, è un gran bel sentire, e che forse al momento della sua uscita non venne apprezzato a dovere dalla critica. I successivi lavori li ho ascoltati in maniera frammentata, e di questo mi pento: un domani, quando avrò modo, cercherò di recuperare, perché sono convinto che dischi come “Oceania” e “Monuments to an Elegy” contengano degli spunti interessanti.
In linea generale, si può dire che gli Smashing abbiano sempre cercato di produrre una musica di matrice rock molto aperta alla contaminazione, pronta ad inglobare elementi acustici, elettronici e, addirittura, sinfonici. Hanno prodotto tantissimo materiale, contraddistinto da ballate sublimi nonché da pezzi travolgenti, esaltati da riff e soli di chitarra tanto belli da togliere il fiato. Resta quindi un progetto di spessore, da rispettare e da conoscere a fondo.
Mi spiace di non essere ancora riuscito a vederli dal vivo. Anche perché, da quello che mi hanno raccontato alcuni amici, sul palco Corgan e gli altri componenti del gruppo non si risparmiano e riescono a tirare fuori un’energia straordinaria, dando vita a delle performance epiche, intense, contraddistinte da una cura maniacale per l’aspetto sonoro e per quello scenico. Per quanto fatto sino ad oggi, la mia riconoscenza è esagerata.
Alessandro
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