Molti faranno fatica a crederci, ma “La fattoria degli animali” (“Animal Farm”) di George Orwell è un testo che ho avuto modo di leggere solo recentemente. Lo so, è abbastanza strano, singolare. Ma si tratta del classico libro che rientrata tra quei volumi imprescindibili, tra quei capisaldi della letteratura internazionale, che tendo a mettere in coda nella lista dei volumi a cui punto a dedicarmi. Non c’è niente da fare: almeno con i libri, soprattutto con i capolavori indiscussi, procedo in questo modo, procrastinando.
Grazie al cielo, come si dice, non è mai troppo tardi. Fatto sta che “La fattoria degli animali” l’ho letto circa due mesi fa. E, tutto sommato, devo dire che è stato meglio così. Leggendolo in questa fase della mia vita, e non da adolescente, sono riuscito ad apprezzarlo maggiormente. Con molta probabilità, se mi ci fossi dedicato dieci o quindici anni fa non lo avrei capito del tutto, o magari lo avrei terminato con fatica. E invece, con un bagaglio culturale bene o male discreto, ho compreso con estrema chiarezza il ragionamento di Orwell al momento di buttare giù questo testo magnifico.
Inutile mettersi qui a spiegare a cosa alludesse l’autore britannico realizzando un’opera simile. Lo sanno tutti, o quasi, e in tanti si sono messi a spiegarlo. In ogni caso, mi preme sottolineare lo stile irresistibile scelto da Orwell per mettere in luce certe dinamiche assurde che vanno a svilupparsi all’interno della fattoria in cui si svolge la storia. Dinamiche che, andando avanti, appaiono sempre più ingiuste e disarmanti.
Purtroppo, a conti fatti, guardandosi attorno, ciò di cui parla Orwell è terribilmente attuale. Lo sfruttamento da parte di poche persone, pronte ad approfittarsi dell’ingenuità e della fragilità di tanti, è a dir poco ricorrente nel momento storico attuale. Un copione a cui siamo abbastanza abituati ma che, alla fine, non riusciamo a cancellare.
La figura dei maiali, incaricati di coordinare il lavoro nella fattoria sottratta al loro proprietario, è sensazionale. Davvero interessante l’intuizione avuta al tempo dal grande e compianto scrittore. Credo che “La fattoria degli animali” provochi in chi legge un misto di rabbia e tristezza piuttosto forti, profondi. Sono dell’idea che un libro simile debba sempre essere considerato da chi popola il nostro pianeta. Ciò che cerca di dire, di osservare, dovrebbe rimanere ben impresso nella mente delle persone, che nella maggior parte dei casi tendono a dimenticare, a perdere di vista certi aspetti negativi prodotti dalla società in un presente quanto mai frenetico.
In poco più di cento pagine, prediligendo una scrittura asciutta e priva di stucchevoli orpelli, Orwell racconta una storia che è sì romanza e contraddistinta da tanta fantasia, ma che è poi lo specchio di ciò che si è già manifestato nel mondo in passato e che, purtroppo, tende a ripetersi con una sorprendente frequenza. A quanto pare, anche quando lui era in vita le cose non andavano affatto bene.
Alessandro
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