Impressioni su “Biutiful” di Iñárritu

“Biutiful” è il quarto lungometraggio diretto da Alejandro González Iñárritu, per intenderci il regista di “21 grammi” (“21 Grams”) e “Revenant – Redivivo” (“The Revenant”), e risale al 2010. Per quanto sia stato distribuito nelle sale più di dieci anni fa, sono riuscito a vederlo solo all’inizio di questo inverno: un’attesa piuttosto lunga, data se non altro dal fatto di dimenticarmi sempre di procurarmelo e causata anche dalla mia solita tendenza a posticipare tutto o quasi (maledetta pigrizia).
Meno male che, alla fine, ho avuto modo di visionarlo prendendolo in prestito in biblioteca: è semplicemente un capolavoro, un film magistrale per la storia che racconta, per gli attori coinvolti nella realizzazione e per il modo in cui è stato girato e montato. Ammetto che la presenza di Javier Bardem, uno degli attori stranieri in attività che stimo maggiormente, attirò ben presto la mia attenzione nei confronti di una pellicola del genere. Tuttavia, a farmi dedurre che “Biutiful” potesse essere un film valido e intrigante, quindi da vedere assolutamente, fu anche il fatto che dietro a un’opera del genere ci fosse la mente del grande Iñárritu (tanti i premi prestigiosi vinti da lui nel tempo).
In più, “Biutiful” è il primo lavoro del cineasta messicano a vedere la luce dopo il trittico iniziale di film per il cinema costituito da “Amores Perros”, il già citato “21 grammi” e “Babel”, lungometraggi che hanno permesso ad Iñárritu di farsi conoscere in tutto il mondo e che, per chi non lo sapesse, sono inclusi nella Trilogia della morte ideata dall’autore stesso.
Lo ripeto: il film è strepitoso. È ambientato in Spagna, a Barcellona per l’esattezza. Lì, in periferia, vive Uxbal, interpretato da Bardem, che in un contesto di povertà e miseria conduce una vita complicata, con due figli da accudire (la madre non vive più con loro) e dei problemi di salute che, andando avanti, finiranno per essere letali. Insomma, una vicenda estremamente drammatica e triste che, in ogni caso, riesce ad attrarre lo spettatore fin da subito per il modo maturo, affascinante, con cui viene sviluppata.
Bardem recita in maniera stupefacente, ma anche gli altri attori presenti non sono da meno. In “Biutiful” si susseguono situazioni sempre più negative che vanno a letteralmente a schiacciare il protagonista, piegandogli le gambe, mettendolo via via all’angolo. La vita di tutti i giorni è un inferno. Il “lavoro” è un disastro, soldi non ce ne sono, stare dietro ai bambini e alle loro esigenze è impossibile, il fisico non regge: una situazione che precipita in maniera progressiva e che costringe Uxbal, al quale viene addirittura diagnosticato un tumore, a riporre tutto l’amore che gli resta per le poche cose che possiede nelle ultime settimane che gli restano da vivere.
Straziante, potentissimo: un’opera così profonda che non può non strappare una lacrima. Nel mezzo criminalità, violenza, terrore, situazioni davvero al limite. Di fronte a un lavoro simile, bisogna solo alzare le mani e inchinarsi.

Alessandro

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