In queste ultime settimane ho avuto l’opportunità di vedere molti film, specialmente quelli italiani. Sono riuscito, nello specifico, a procurarmi quasi tutte le pellicole interpretate dall’immenso Massimo Troisi, a mio avviso uno dei più grandi attori nostrani di sempre. Proprio ieri, a casa, ho ammirato un gioiello autentico quale “Che ora è”, firmato da un maestro del calibro di Ettore Scola, realizzato sul finire degli anni Ottanta e a cui prese parte anche un certo Marcello Mastroianni. Insomma, tre pilastri del cinema del Bel Paese al lavoro insieme e, per di più, in un progetto assolutamente valido.
In realtà, come forse qualcuno ricorderà, il trio in questione si era messo all’opera poco tempo prima che iniziasse la lavorazione di “Che ora è”: proprio nel 1989 usciva infatti “Splendor”, pregevole film incentrato sulla profonda crisi di un cinema di provincia destinato a chiudere i battenti a causa di una scarsa affluenza di pubblico. Se già in “Splendor” la curiosa e affascinante collaborazione aveva dato ottimi frutti, nel lungometraggio successivo si raggiunse, secondo me, un livello ancora più alto.
Come in “Splendor”, anche in “Che ora è” l’azione si svolge lontano da una grande città, esattamente a Civitavecchia, dove Michele, interpretato da Troisi, tiene il servizio di leva. Il padre (Mastroianni) decide di andarlo a trovare, partendo da Roma, per passare un po’ di tempo insieme. L’obiettivo di quest’ultimo è, di base, quello di provare a ricucire un rapporto non abbastanza forte. In più, con lo sviluppo della storia, si nota come questo avvocato, molto preso dal suo lavoro, voglia sapere qualcosa in più del figlio, mai incline ad aprirsi del tutto in virtù di un carattere piuttosto introverso.
Lavorando molto sui dialoghi, così come sulle espressioni degli attori e sui silenzi, Scola riesce a costruire un film di una delicatezza e di una profondità favolose. La trama scorre lentamente, in ogni caso si resta incantati nel vedere in azione due fuoriclasse come Troisi e Mastroianni, che nonostante la fama indiscussa lasciano percepire un’umiltà, un impegno, un’abnegazione da lodare. Davvero emozionante assistere alla loro lunga giornata, scandita da tappe spesso e volentieri non previste (la sosta alle giostre e l’acquisto di scarpe nuove presso un negozio del posto) nonché dal continuo alternarsi di scene in esterna e di scene girate in locali al chiuso.
Se mi trovassi davanti a Scola, lo ringrazierei infinitamente per l’ottima resa del film e per aver fatto lavorare di nuovo insieme Troisi e Mastroianni. Sono ancora tanti i film del compianto cineasta campano che devo vedere, ma sono abbastanza convinto che questa pellicola sia comunque una delle più ispirate tra tutte quelle da lui firmate. Consiglio la visione di “Che ora è” a chiunque, sia ai ragazzi che alle persone più grandi alle quali non fu possibile recarsi in sala quando avvenne la distribuzione nei cinema italiani.
Alessandro
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