Tra il 1980 e il 1983 gli U2, al tempo giovanissimi, confezionano tre ottimi dischi, vale a dire “Boy”, “October” e “War”. Seppur ad inizio carriera, Bono Vox e soci riescono a catturare l’attenzione della critica e del pubblico di tutto il mondo attraverso un songwriting immediato, diretto e profondo, senza dimenticare una grande efficacia dal punto di vista concertistico. L’attenzione attorno a loro e alla loro musica è notevole, i ragazzi ne sono consci. In tutto ciò, la band evita di “adagiarsi” e comincia a prendere in considerazione l’ipotesi di realizzare un quarto album da dare alle stampe entro la fine del 1984.
Il marchio di fabbrica del quartetto irlandese è già piuttosto definito e riconoscibile, con delle melodie travolgenti sorrette da una sezione ritmica ben coordinata, soluzioni chitarristiche niente male, di fatto innovative all’epoca, e grandi testi. Potrebbero andare avanti utilizzando la stessa e vincente formula che gli consentirebbe di fare altri ottimi numeri senza mettersi in discussione più di troppo. Tuttavia, nonostate siano poco più che ventenni, i ragazzi non escludono la possibilità di rivedere il proprio modo di scrivere e di registrare. Ecco allora l’incontro destinato a segnare il loro cammino artistico. Gli U2 scelgono di lavorare insieme a Brian Eno e Daniel Lanois per mettere in piedi il successore di “War”.
A metà anni Ottanta Eno è già un’istituzione in virtù delle precedenti e riuscitissime esperienze avute non solo come produttore ma anche come musicista, autore e compositore. Lanois, invece, è un producer di indubbio talento che, in ogni caso, deve dimostrare ancora molto. Al di là di tutto, Eno scommette sulle qualità del canadese e lo coinvolge in questo viaggio inedito da fare con Bono Vox, The Edge, Adam Clayton e Larry Mullen Jr. Così il gruppo si mette al lavoro concentrandosi su componimenti inediti da sviluppare: i preparativi di quello che sarà “The Unforgettable Fire”, rilasciato nel mese di ottobre, avvengono all’interno dello Slane Castle, in Irlanda. Lì la banda ha l’opportunità di soggiornare riuscendo a scrivere, provare e incidere in totale libertà.
Potendo contare sull’aiuto di Eno riguardo idee e aspetti concettuali e su quello di Lanois per ogni esigenza tecnica, gli U2 tirano fuori un disco maturo e coraggioso: “The Unforgettable Fire” convince per delle particolari sperimentazioni sonore così come per la presenza di ottime canzoni destinate a diventare degli autentici cavalli di battaglia negli anni a venire. Un esempio? Di certo Pride (In the Name of Love), brano scelto come singolo apripista. Insomma, la collaborazione dà i suoi frutti. Non a caso, circa un paio di anni dopo l’uscita del loro quarto disco Bono & Co. decidono di affidarsi ancora una volta alla coppia composta da Eno e Lanois. È un momento fondamentale per la carriera degli U2, in costante crescita e sempre più seguiti da ascoltatori residenti in ogni angolo del globo.
Si torna quindi a scrivere, assemblando intuizioni varie per costruire canzoni in grado di rappresentare al meglio un gruppo singolare, capace di coniugare al meglio tecnica, ispirazione e buona volontà. Anche in questo caso Eno e Lanois fanno la propria parte, aiutando il complesso a dare la giusta quadratura a dei pezzi estremamente validi anche se privi di arrangiamenti definiti e corposi. Rispetto al suo predecessore, “The Joshua Tree” denota un sound più ruvido, senz’altro rock, influenzato in parte anche dal blues nonché da ascolti legati al country e al folk. I due producer dirigono alla grande le operazioni, contribuendo a esaltare le potenzialità di tracce a dir poco ispirate, potenti. La formazione di Dublino ha tra le mani un gioiello e, ancora una volta, i fan apprezzano l’ennesimo passo in avanti compiuto con incredibile sicurezza e sensibilità dai propri beniamini.
Da Where the Streets Have No Name a With or Without You, da One Three Hill a Bullet the Blue Sky passando per I Still Haven’t Found What I’m Looking For, Running to Stand Still e la conclusiva Mothers of the Disappeared: difficile trovare un componimento poco riuscito all’interno della raccolta. “The Joshua Tree” è il lavoro che consacra una volta per tutte gli U2 i quali, neanche trentenni (sono nati tutti tra il 1960 e il 1961), divengono una delle rock band più acclamate e autorevoli di sempre. La collaborazione con Eno e Lanois non terminerà qui. Anche per l’ideale seguito di “The Joshua Tree”, ovvero il sublime “Achtung Baby” del 1991, la squadra sarà la medesima. Poi, con il passare degli anni, subentreranno altri produttori (per “Zooropa” si unirà al team Flood, per “Pop”, invece, ci sarà una sorta di rivoluzione). Vero è che da “The Unforgettable Fire” gli U2 tenderanno, periodicamente, ad avvalersi dell’esperienza della coppia di illustri producer al momento di incidere materiale originale.
Non c’è dubbio che questo incontro sia stato fondamentale per gli U2, pronti a lavorare a stretto contatto con delle grandi menti, vale a dire dei professionisti formidabili nell’aiutare quattro ottimi musicisti a trovare di volta in volta gli espedienti giusti per finalizzare delle canzoni destinate ad essere ascoltate e cantate da miliardi di persone nei palasport, nelle arene e negli stadi. Un grande grazie al gruppo e all’accoppiata Eno-Lanois per aver scritto delle pagine tanto preziose quanto indelebili del rock internazionale di questi ultimi trenta, trentacinque anni.
Alessandro
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