Tripping (Robbie Williams)

15 Giugno 2019 0 , , , , 0

Sembra ieri che le radio nazionali e le principali emittenti televisive musicali cominciavano a diffondere Tripping, singolo apripista di “Intensive Care”, il quinto album di Robbie Williams composto da brani inediti. Era il settembre del 2005, io frequentavo il quarto superiore al Liceo “Cornelio Tacito” di Roma e, nonostante nella mia testa ci fossero soprattutto il pallone e le ragazze, ero già piuttosto attento a quanto avveniva in ambito discografico, sempre pronto ad annotare la pubblicazione di dischi che, soldi permettendo, avrei acquistato non appena possibile.
Sul versante pop, italiano e internazionale, l’autunno di quell’anno fu molto caldo: davvero tante le produzioni rilasciate. Si veniva da una primavera ricolma di pubblicazioni ma, al termine dell’estate, gli scaffali nei negozi vennero riempiti da cd come “Nome e cognome” di Luciano Ligabue, “Calma apparente” di Eros Ramazzotti, “Iguana Cafè” di Pino Daniele, “Il dono” di Renato Zero e “La malavita” dei Baustelle (cito giusto i progetti italiani).
Il buon Williams, cantante di cui apprezzo la prima fase di carriera e che ho un po’ perso di vista negli ultimi anni, veniva dal grande successo di “Escapology” del 2002 e da “Greatest Hits” del 2004. Su di lui c’erano parecchie pressioni, se non altro alla luce delle importanti vendite fatte registrare dai suoi lavori precedenti. Intenzionato a dare alle stampe un disco maturo e vario nelle sonorità, l’artista britannico s’impegnò al massimo in fase di scrittura e, grazie a uno staff eccellente pronto ad aiutarlo a livello di produzione, riuscì a confezionare un album ancora oggi molto apprezzato dai suoi fan, forse l’ultimo grande acuto prima di una lenta e graduale involuzione.
La scelta di lanciare un pezzo come Tripping a mo’ di antipasto fu abbastanza coraggiosa: la traccia in questione, caratterizzata da suoni molto complessi ed eleganti ma accostati ad una forma-canzone moderna, apparì fin da subito spiazzante perché completamente diversa da quanto inciso in passato da Williams.
Sinceramente il pezzo mi colpì tanto. Ancora oggi mi capita di canticchiarlo. Curiosa la costruzione della canzone, così come il ritornello cantato in falsetto. Deliziosi i fiati, inaspettata la parte “rappata” del brano. Insomma, credo che l’ex membro dei Take That non sia più riuscito a scrivere un componimento così sperimentale e, al contempo, incisivo.
Il videoclip poi fa storia a sé. Mi piacciono molto le atmosfere oniriche esaltate dal regista, con un’estetica vintage, in parte cinematografica. Belli i tempi in cui avevo la possibilità di contemplare sound e immagini simili davanti alla televisione. Oggi, almeno sul digitale terrestre, un’emittente dedita al passaggio di video del genere non c’è. E pure nelle tv a pagamento i parametri sono alquanto discutibili.
In tutto ciò, mi fa rabbrividire il fatto che siano passati quasi quattordici dall’uscita di Tripping e di “Intensive Care”. Pazzesco, meglio non pensarci.

Alessandro

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *