Poco più di un mese fa, di domenica pomeriggio, sono andato a fare un giro in macchina a Roma con la mia ragazza. Come di consueto, avevo portato con me una manciata di dischi tra cui “Quello che non…” di Francesco Guccini, puntualmente inserito nel lettore dopo una rapida scelta. Confido che era da parecchio tempo che non lo ascoltavo per intero e, per l’ennesima volta, mi sono reso conto di quanta qualità vi sia all’interno. D’altronde, chi mi conosce bene sa come la pensi riguardo la discografia del Maestrone di Pavana: per quanto i suoi primi lavori in studio siano a dir poco fenomenali, sono maggiormente interessato da quanto prodotto dal Guccio a partire dall’inizio degli anni Ottanta, in pratica da “Metropolis”. Perché? Perché da un certo momento in poi il buon Francesco ha unito arrangiamenti da brividi, al contempo complessi, a componimenti già di per sé maturi sia a livello di testi, sia in quanto a musiche.
Credo che lo stesso “Quello che non…” sintetizzi una prassi del genere. Parliamoci chiaro: nel 1990 Guccini era al massimo della sua ispirazione, poiché nonostante diversi dischi di successo alle spalle aveva ancora parecchie cose da dire e lo faceva con una maestria unica. Ecco spiegato lo spessore di album come “Parnassius Guccinii” e “D’amore, di morte e d’altre sciocchezze”, senza dimenticare i precedenti “Signora Bovary” e “Guccini”. Al di là dei gusti, sono dell’idea che i dischi in questione siano delle autentiche pietre miliari della musica italiana.
Potrei scrivere righe su righe a proposito della bellezza di “Quello che non…”, album impreziosito dagli interventi musicali di talenti puri come Ares Tavolazzi, Vince Tempera, Juan Carlos “Flaco” Biondini ed Ellade Bandini. Di certo vorrei spendere qualche parola per uno dei componimenti più profondi, intensi e toccanti della raccolta: Ballando con una sconosciuta.
Quarta traccia del cd, Ballando con una sconosciuta racconta una storia dolcissima, dai tratti quasi sognanti. Qui Guccini dà il meglio di sé confezionando un brano ricco di melodia, cantabile, quasi dal piglio pop anche se arrangiato con una classe, un gusto, notevole. C’è una magia unica che si scorge tra i versi e le note che costituiscono lo scheletro della canzone. Che dire… Solo un autore come lui avrebbe potuto ideare e sviluppare con così tanta efficacia tale componimento.
Importante sottolineare il fatto che Ballando con una sconosciuta sia stata scritta insieme a Biondini e all’immenso Claudio Lolli. Ciò fa onore al Guccio, conscio di poter contare sulla sensibilità di altri colleghi per tirare fuori una canzone tanto bella senza risultare così testardo da pensare di poter fare tutto da solo e bene. E ci sta. Perché dopo anni e anni di carriera è giusto farsi “aiutare” da altri autori in fase di composizione, al fine di trovare soluzioni diverse da quelle adottate in precedenza.
Solo un aspetto vorrei sottolineare: l’arrangiamento di questo pezzo. Ascoltatelo con attenzione, cercate di notare come è stato orchestrato. Fate caso al perfetto equilibrio tra parole e musica. Sentite quanta grazia nell’esecuzione delle singole tracce sonore, con quei fiati meravigliosi. Insomma, per me siamo di fronte a un pezzo magistrale, da pelle d’oca.
Alessandro
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