Sul finire del 2018 il bravissimo Emanuele Galoni, più semplicemente gaLoni, si è ripresentato sulle scene con disco, a mio avviso, notevole. Mi riferisco a “Incontinenti alla deriva”, album arrivato dopo più di quattro anni di distanza dal precedente, e altrettanto valido, “Troppo bassi per i podi”, a sua volta ideale seguito di “Greenwich” del 2011. Mi sono bastati pochi ascolti per avvertire una crescita importante dell’artista sotto qualsiasi aspetto: composizione musicale, scrittura di testi, interpretazione canora, produzione.
Con questo lavoro il buon gaLoni ha dimostrato ampiamente di essere uno dei songwriter italiani in attività più completi e talentuosi. Non credo di esagerare nell’affermare tutto ciò. D’altronde di dischi ne sento parecchi, specialmente quelli confezionati nel Bel Paese. Ebbene, garantisco come gaLoni conservi un rigore non indifferente per quel che concerne la canzone.
Al di là della sua abilità, della sua sensibilità, va elogiata la sua coerenza che dà quindi vita a un prodotto genuino, puro, vero, profondo. La musica di questo artista va oltre futili tendenze sonore o stilistiche. Chi ascolta gaLoni sa di addentrarsi in territori musicali affascinanti perché non condizionati dai cliché del momento. E credo che proprio il suo coraggioso marchio di fabbrica gli stia consentendo, anno dopo anno, di raccogliere sempre maggiori consensi.
Il 7 dicembre scorso, al Monk Club di Roma, ho sentito dal vivo le undici composizioni incluse in “Incontinenti alla deriva” e devo dire che, suonate sul palco con la band, queste nuove canzoni mi sono apparse tanto potenti quanto emozionanti.
Fatico a credere di essere l’unico a riconoscere come gran parte del merito per la buona resa dell’album sia da attribuire a Emanuele Colandrea, non solo un eccellente cantautore ma anche un musicista e produttore di razza. Senza il suo apporto i brani scritti da gaLoni non avrebbero avuto lo stesso smalto, la stessa efficacia. Credo che, stavolta, la bravura di Colandrea sia stata quella di rispettare la natura di ogni singolo brano, provando ad osare in termini di arrangiamento solo dove possibile (per il resto si avverte la tendenza a conservare un minimalismo molto piacevole ed elegante).
Lo ripeto, “Incontinenti alla deriva” è un disco delizioso, ideale per chi è alla ricerca di una canzone d’autore con dei contenuti, caratterizzata da un taglio personale, riconoscibile. Il 26 aprile gaLoni suonerà ancora a Roma, in questo caso a Largo Venue. Consiglio a chi passa da queste parti di non perdersi un live del genere. Le emozioni sono assicurate.
Alessandro
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