So perfettamente di essere atipico nei modi e nelle abitudini, specialmente riguardo la fruizione della musica. Eppure non riesco a rinunciare al disco in quanto oggetto. Escludendo il concerto, per me l’ascolto di canzoni deve avvenire attraverso l’accensione di uno stereo.
Da quando sono bambino ho l’assoluta necessità di ascoltare gli album musicali. Perché? La risposta è semplice: percepisco il cd (o il vinile) come un film, come un libro, come un oggetto in grado di generare una narrazione. Ovviamente mi capita di accendere la radio per sentire in sequenza canzoni di artisti e gruppi diversi, però, appena mi è possibile, metto su un disco senza saltare le tracce. D’altronde sono dell’idea che quando i cantautori e le band buttano giù le tracklist dei propri dischi evitano di introdurre canzoni inutili, riempitive (almeno i progetti musicali che stimo non sono soliti farlo). Cosa voglio dire? Che per me ogni brano incluso in un disco ha ragione di esistere, quindi va rispettato, sentito, vissuto, anche se magari non al livello di altri pezzi con cui si trova a convivere. Mamma mia, mi sembra di fare discorsi assurdi. Chissà se c’è qualcuno in grado di capirmi.
Bene, mi rendo conto di essere andato puntualmente fuori tema. Volevo soltanto scrivere un post per giustificare l’ennesimo acquisto massiccio di dischi fatto, come da tradizione, alla Discoteca Laziale, il mio negozio preferito a Roma. L’ultimo blitz effettuato in ordine di tempo mi ha permesso di comprare ben otto dischi di musica internazionale. La maggior parte di questi sono piuttosto recenti, penso a “Noonday Dream” di Ben Howard, “My New Moon” di Amos Lee, “Between Two Shores” di Glen Hansard e “Natural Rebel” di Richard Ashcroft. In più ci sono dischi maggiormente datati ma che, per ragioni differenti, sognavo di avere da tempo.
Che gioia avere tra le mani “Pilgrim” dell’immenso Eric Clapton. Erano vent’anni che inseguivo una produzione del genere. Soprattutto per il singolo My Father’s Eyes, questo lavoro firmato da Slowhand è a tutti gli effetti un ricordo d’infanzia. Sono sincero, gli album con troppe tracce ed eccessivamente lunghi non mi fanno impazzire. Tuttavia, nonostante i suoi settantacinque minuti di durata, “Pilgrim” è una produzione eccellente, contenente canzoni sublimi. Ho già avuto modo di dare almeno un ascolto ad ognuno dei cd che vedete in foto. Roba di altissima qualità, soddisfatto dell’investimento.
Non mi regalo mai nulla, credo di essermela proprio meritata questa bella scorpacciata di musica.
Buon Natale a tutti.
Alessandro
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