Se si va ad analizzare la discografia dei Queens of the Stone Age, ben presto ci si rende conto di un aspetto non proprio secondario: ogni album sfornato dalla band americana è una bomba. Magari “Lullabies to Paralyze” può apparire leggermente prevedibile, forse “Era Vulgaris” suona un po’ patinato. Tuttavia, siamo di fronte a dei dischi di altissimo livello in termini di rock.
Come un po’ tutti, sono fortemente legato a quanto prodotto da Josh Homme & Co. ad inizio carriera. Del resto i Queens degli esordi possedevano quella giusta incoscienza tale da permettergli di confezionare canzoni senza eccessivi condizionamenti. Non che in seguito ne abbiano avuti, sia chiaro, tuttavia sono certo del fatto che negli anni il gruppo statunitense abbia dovuto almeno tener conto delle aspettative da parte dei fan, trovandosi perciò a “ragionare” più del solito in vista del processo di scrittura di un nuovo lp (gli ultimi “…Like Clockwork” e “Villains” lo dimostrano abbastanza bene perché, secondo me, si tratta lavori di “testa” e non di “pancia”).
Insomma, i primi Queens mi intrigano assai. E mi piace tanto “Rated R”, così ricolmo di tracce potenti, con quell’ondata di riff capace di travolgerti. L’acidità generale del suono di questo disco è, a mio avviso, pressoché unica. Ogni canzone ha un tiro notevole e gli arrangiamenti risultano essere assolutamente calzanti con quelle che sono le caratteristiche dei singoli pezzi in scaletta. Davvero un lavoro magistrale, realizzato con la giusta spavalderia.
Alessandro
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