Rispetto a molti amici e colleghi sono piuttosto soddisfatto dello stato attuale della musica italiana. Ovvio che pensando ai cantanti e ai gruppi nostrani escludo la maggior parte di ciò che viene diffuso dalle radio nazionali. Ed escludo anche quasi tutti gli interpreti ospitati in televisione per promuovere le loro nuove produzioni. Attenzione: il pop italiano non mi è mai dispiaciuto e non mi dispiace nemmeno oggi, ma sono dell’idea che davvero pochi artisti accostati al genere riescano a fare album interessanti.
Inutile ora mettersi qui a scrivere i nomi di quei cantanti famosi più autorevoli. Mi allontanerei da quello che voleva essere il tema centrale di questo intervento settimanale sul blog. Volevo infatti parlare brevemente di un artista che mi piace moltissimo e che in tv non si vede. Un songwriter eccellente, capace ancora oggi di essere tagliente e profondo tanto nel linguaggio quanto nella musica. Cesare Basile è un autore da ammirare. Per il percorso coerente che ha fatto negli ultimi venti anni, così come per le tante canzoni grandiose da lui incise. Quando riconosco una soddisfazione per lo stato attuale in cui verte la musica italiana è perché in questo paese abbiamo dei fuoriclasse. Parlo di Umberto Maria Giardini, di Paolo Benvegnù, di Filippo Gatti, di Francesco Di Bella, di Paolo Cattaneo, di Marco Iacampo, di Marco Parente, di Riccardo Sinigallia, di Pino Marino, di Gnut, di Francesco Forni, di Alessandro Grazian, di Giovanni Truppi, di Massimo Giangrande. Sono tanti, qualcuno lo sto pure dimenticando. Anche le loro canzoni sono tenute distanti dai network maggiormente seguiti.
Cesare Basile svolge il suo lavoro con lo stesso impegno delle persone appena citate. Confeziona album sublimi, ricchi di fascino, di storie struggenti. Sono dischi davvero belli i suoi. Lo sono i primi due, forse più rock rispetto a quelli usciti dal 2001 in poi; lo sono quelli realizzati nel decennio successivo e quelli rilasciati a partire dal suo ritorno in Sicilia dopo tanti anni passati al nord (“Sette pietre per tenere il diavolo a bada” del 2011, “Cesare Basile” del 2013 e “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più” del 2015).
Un tempo ero rammaricato per il fatto che Basile fosse poco celebre su scala nazionale, che le sue canzoni non si sentissero in giro e che sui giornali non si trovassero sue interviste. E che nei negozi di dischi di cd suoi ce ne fossero pochi. Oggi non me ne frega più nulla. Al massimo provo tenerezza nei confronti delle persone che oltre a non sentirlo nemmeno lo conoscono. Perché si tratta di gente priva di fame, di curiosità. La verità è questa. A Cesare il ringraziamento per quanto costruito sino ad oggi, con la speranza di vedergli fare più concerti (di dischi continua a produrne con estrema puntualità).
Alessandro
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