Ho saputo ieri sera della morte di Gianmaria Testa e sono ancora sconvolto, senza parole. Sapevo come tutti della sua malattia, del fatto che ancora ci stesse combattendo. Ma ero convintissimo che ce l’avrebbe fatta. Ero sicuro che pian piano tutto si sarebbe risolto. Lo intuivo dalla serenità con cui continuava a scrivere su Facebook, aggiornando i fan circa i prossimi progetti, oppure ripescando vecchi brani del passato. Invece alla fine ha vinto quel maledetto tumore. Che l’ha portato via così presto. E io non riesco davvero a crederci. Sto male.
Inutile dire quanto fosse talentuoso Gianmaria, quanto bella fosse la sua musica, o quanto raffinate e profonde fossero le sue composizioni. Quella voce caldissima, quei suoni acustici ma pronti ad essere elettrificati quando serviva. Un artista tutt’altro che prevedibile dal punto di vista musicale, eccellente per come riusciva a padroneggiare la lingua. Non c’è una sua canzone che non adori, non riesco a rintracciare nel suo vasto repertorio un disco sottotono, oppure un brano poco valido. Lui era davvero un artigiano della canzone, come scrissi nel 2011 quando ebbi il piacere di recensire “Vitamia”, quello che poi è stato il suo ultimo Lp d’inediti.
Fa malissimo sapere che non c’è più, che ha sofferto così tanto negli ultimi mesi. Mi viene da piangere. Sono vicino a sua moglie Paola, ai suoi figli e a tutti gli amici, i musicisti che lo hanno seguito per anni in studio e dal vivo.
Un suo concerto lo vidi. Qui a Roma, all’Auditorium. Presentava proprio “Vitamia”. Furono grandi emozioni. Una scaletta fantastica e una band magistrale al seguito. Lui un autentico padrone del palcoscenico, dolce ed educato quando parlava e intratteneva il pubblico tra una canzone e l’altra. Non ci posso credere che non lo vedrò mai più e che non ci saranno sue nuove canzoni da sentire.
Sono addolorato.
Alessandro
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