
Conservo un bellissimo ricordo del romanzo “La spiaggia” firmato da uno dei più grandi scrittori italiani del secolo scorso, ovvero Cesare Pavese. Pur avendolo letto almeno sei, sette anni fa, mi tornano in mente immagini forti e nitide, segno che qualcosa, di quelle parole, è rimasto dentro di me.
Le descrizioni accurate dei paesaggi, così come i tratti ben definiti dei personaggi principali, restano senza dubbio le peculiarità più evidenti di un’opera elegante, che nel suo andamento lento riesce tuttavia a incantare il lettore, senza annoiarlo.
Ci si appassiona ben presto a un libro del genere grazie a una storia intrigante, con i suoi lati oscuri eppure raccontata abilmente da una penna incredibile, un talento assoluto per la capacità di saper sempre scegliere le parole giuste.
Non molte pagine, ma una scrittura sontuosa e semplice al tempo stesso: con la sua proverbiale sensibilità, all’inizio degli anni Quaranta Pavese realizzò un autentico gioiello della letteratura italiana.
Molto bello che sullo sfondo di una storia simile ci siano due città splendide come Torino e Genova, le località dove vivono rispettivamente il protagonista della vicenda (narratore in prima persona) e il suo amico Doro, trasferitosi in terra ligure tempo addietro.
Un libro davvero magico, soprattutto per il taglio antico che contraddistingue la narrazione. Un’opera che pur senza particolari colpi di scena di fa leggere alla grande, conquistando chi legge in maniera progressiva e straripante.
Alessandro
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