Quell’incanto di “Ricomincio da tre”

Di tutti i film diretti dal grande Massimo Troisi, quello che ancora oggi mi emoziona di più resta senza dubbio “Ricomincio da tre”, il suo lungometraggio d’esordio. Ispirato ed elegante, dolce e pieno d’ironia, un lavoro che rimane senza dubbio un evergreen. Una storia che nella sua semplicità riesce a tenere viva dall’inizio alla fine l’attenzione dello spettatore.
Anche se all’epoca era molto giovane, nel girare e confezionare un film del genere Troisi dimostrò una maturità non indifferente. Con una maestria assai invidiabile riuscì ad “arrivare” alle persone, a stupire anche i più scettici con un linguaggio unico, in bilico tra delicatezza e comicità.
Perfetta la sceneggiatura e impeccabile la scelta dei personaggi principali, a cominciare dalla bravissima Fiorenza Marchegiani, molto preparata, di certo l’attrice giusta per ricoprire un ruolo di estrema importanza a livello narrativo (da ricordare anche il peso di un certo Lello Arena, travolgente davanti alla macchina da presa). E che dire poi delle musiche dell’immenso Pino Daniele, capace di mettere in evidenza il suo tatto unico nell’ideare componimenti strumentali a dir poco raffinati e ispirati.
Tutti questi elementi crearono al tempo le condizioni ideali per consentire a “Ricomincio da tre” di invogliare il pubblico ad andare in sala per godere delle splendide atmosfere create da Troisi assieme ai suoi collaboratori. Effettivamente fu un successo incredibile, un progetto fortunato in grado di consacrare un artista inimitabile e di aprirgli le porte del successo, da lui gestito con estrema naturalezza.
Un’opera grandiosa, da rivedere più volte per meravigliarsi in continuo della sua indubbia perfezione. Un film da proporre assolutamente alle nuove generazioni, perché una poesia del genere, in un modo o nell’altro, finisce per stupire chiunque.

Alessandro

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