“La neve se ne frega”, il coinvolgente romanzo di Luciano Ligabue

Sono sempre stato attratto dal romanzo di Luciano Ligabue “La neve se ne frega”. Fin dal 2004, l’anno di pubblicazione. Quel contesto fantascientifico e quei due protagonisti così strani, forse fuori posto in una società abbastanza inquietante e cinica e fredda, mi davano già all’epoca l’idea di una storia intrigante e affascinante, un qualcosa da dover necessariamente conoscere, scoprire.
Un po’ la mia pigrizia cronica, un po’ l’istinto a mettermi alla ricerca di testi più vicini ai miei gusti, mi hanno “allontanato” da un libro del genere, portandomi a dimenticare di comprarlo e, quindi, di leggerlo.
Poi, in maniera del tutto inaspettata, anni fa lo ritrovai su uno scaffale di una libreria di quelli che oggi sono i miei suoceri: Francesca, mia moglie, l’aveva acquistato tempo addietro per pochi soldi e buttato lì da una parte senza nemmeno iniziarlo (a sentirla sembrerebbe di sì, ma ho forti dubbi).
Un segno del destino, non c’è dubbio: quel libro che anni prima mi ero fatto sfuggire, mi si era improvvisamente ripresentato davanti.
Pur dando priorità a decine di romanzi e di biografie di musicisti, alla fine mi sono deciso a prendere in mano “La neve se ne frega” e ad abbandonarmi alla lettura. È successo tutto pochi mesi fa, in pratica a vent’anni esatti dall’uscita nei negozi del libro.
Per quanto non avessi alcun dubbio sulla validità della storia e dello stile narrativo dell’autore, devo dire che un testo del genere mi ha letteralmente entusiasmato: con un’abilità magistrale, frutto di esperienza e sensibilità, intelligenza e astuzia, all’inizio del nuovo millennio il Liga riuscì a tirare fuori un qualcosa di davvero interessante.
Tante cose mi sono piaciute de “La neve se ne frega”, un romanzo che invito a leggere perché strutturato con una saggezza non da poco. La scrittura dettagliata e fluida, i periodi corti, i dialogi tutt’altro che banali, l’approfondimento impeccabile dei personaggi, la successione perfetta e trascinante degli eventi che portano avanti la narrazione, il racconto in prima persona del co-protagonista della vicenda e l’utilizzo del presente storico come tempo verbale: una serie di qualità non indifferenti, considerando che si tratta del primo romanzo in assoluto firmato dal cantautore emiliano.
Me lo sono proprio gustato questo libro. Avevo buone sensazioni, e andando avanti con la lettura mi sono reso conto di averci visto lungo.
Sarebbe stato senz’altro meglio leggere “La neve se ne frega” all’epoca della sua pubblicazione, soprattutto per seguire con maggiore attenzione la fase promozionale del volume e scoprire maggiori curiosità riguardo la sua genesi e le sue caratteristiche. Evidentemente in quel periodo avevo altre priorità, e forse, tutto sommato, è stato giusto così.
Spero che in futuro il Liga torni ad approfondire la forma del romanzo, per quanto anche i suoi libri di racconti non siano affatto male. La gente deve assolutamente sapere del suo talento nell’ideare soggetti importanti e della capacità di dare vita a delle narrazioni assai coinvolgenti. In tal senso, l’autobiografia “Una storia” ricalca un po’ lo stile sontuoso ravvisabile proprio ne “La neve se ne frega”.
Ecco, anche quel libro andrebbe letto. In fin dei conti, in “Una storia” – del 2022 – il confine tra l’autobiografia e il romanzo è decisamente labile.

Alessandro

No Comments Yet.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *