Devo ringraziare ancora due cari amici pescaresi per avermi consigliato qualche anno fa di procurarmi il romanzo “L’Arminuta”, opera terza della scrittrice abruzzese Donatella Di Pietrantonio, tra l’altro reduce dalla vittoria del Premio Strega con “L’età fragile”. Uscito nel 2017, “L’Arminuta” è un testo incredibile per vari motivi, a partire dalla storia evocata, quella di un’adolescente di un paesino abruzzese affidata dai propri genitori a degli zii residenti sul litorale e poi inspiegabilmente costretta a fare ritorno in quella “vera” famiglia per lei ignota (nel dialetto regionale “arminuta” vuol dire “ritornata”).
Pur avendolo letto già da un po’, conservo ancora nella mente le immagini forti, chiare e nitide scaturite dalla lettura appassionata del libro, scritto con uno stile magnifico nonché inimitabile. Una prova letteraria davvero sontuosa da parte della Di Pietrantonio, a mio avviso una delle migliori penne nell’ambito della narrativa italiana contemporanea.
Il fatto di conoscere bene una terra come l’Abruzzo mi ha sicuramente permesso di leggere con maggiore interesse e trasporto un libro simile: davvero tante le emozioni provate imbattendomi in quelle pagine dove la narrazione si sposta a Pescara, la città dove la protagonista si forma per poi rientrare, senza volerlo, in un paese per lei assolutamente freddo e anonimo, una località invivibile rispetto a un grande capoluogo di provincia. Sono rimasto letteralmente travolto dalle descrizioni di certe zone di un luogo, Pescara, sempre capace di farmi perdere la testa. Per non parlare poi dei tanti personaggi che entrano ed escono dalla vita della protagonista, tutti tratteggiati con perizia e originalità dalla Di Pietrantonio.
Per quanto riguarda “L’Arminuta”, seguito poi nel 2020 dallo splendido “Borgo Sud” che è da intendere come una sorta di sequel altrettanto splendido e forse anche più avvincente, credo che l’autrice classe 1962 sia stata formidabile nel raccontare con estrema efficacia l’autentica disavventura provata da un’adolescente abbandonata a se stessa e in cerca di risposte difficili da trovare, almeno nel tentativo di rivolgersi ai grandi, non in grado di mostrarsi sinceri ai suoi occhi.
Difficile comprendere lo spessore di un testo simile senza averlo letto. Ecco perché mi sento di consigliarlo con tutto il cuore a chi è fortemente attratto da testi drammatici ambientati nell’Italia di ieri.
Ne “L’Arminuta” c’è una qualità assai rara, non a caso dopo la sua uscita qualcuno ha pensato bene di sceneggiare i capitoli del romanzo per tirarci fuori un film, che conto di vedere a breve, e addirittura uno spettacolo teatrale. Ebbene sì, un libro del genere ha permesso di sviluppare due progetti a dir poco notevoli.
Alessandro
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