Forse non molti sanno che circa quindici anni fa, nell’ormai lontano 2008, il buon Max Pezzali, a cui resterò sempre molto legato per le belle cose realizzate ai tempi degli 883, pubblicò un delizioso romanzo intitolato “Per prendersi una vita”. Un libro di cui si è parlato sempre troppo poco, anche nelle settimane immediatamente successive alla sua pubblicazione, e che invece, almeno secondo il sottoscritto, può essere ritenuto un ottimo testo d’esordio.
Ho avuto modo di leggere il volume di recente, se non sbaglio nel 2020: all’epoca dell’uscita, forse perché non proprio in una condizione economica florida e favorevole, decisi di posticipare l’acquisto. Poi si è ripetuta la stessa identica scena, ovvero che terminate le copie stampate in occasione dell’immissione sul mercato del prodotto non ci sono più state tirature, o comunque il processo si arrestò ben presto.
Poiché sparito da ogni genere di negozio, sono stato costretto ad acquistare il libro grazie al web (meno male che Amazon mi è venuto incontro). Devo dire di aver fatto un’ottima mossa, seppur con un imperdonabile ritardo: “Per prendersi una vita” è un qualcosa di fantastico, un libro semplice anche se coinvolgente, scritto con estrema bravura dal cantante e autore pavese.
La storia è quella di un gruppo di amici che, nell’anno della maturità, decidono di partire alla volta di Londra per assistere al concerto dei Clash, tra le loro band preferite del momento. Il viaggio si rivelerà abbastanza complicato, soprattutto per via di un’evidente inesperienza sotto vari punti di vista.
Purtroppo l’epilogo è abbastanza amaro, ma il sapore che lascia in bocca “Per prendersi una vita” è comunque ottimo, gradevole. Ovviamente non stiamo parlando di un romanzo alla stregua di quelli firmati nel tempo dai geni indiscussi della letteratura mondiale, sia chiaro: “Per prendersi una vita” è un lavoro immediato, leggero, tutt’altro che sperimentale, articolato, ambizioso ed enigmatico.
In ogni caso, nel suo stile essenziale, l’opera in questione appare assolutamente matura e ben strutturata. La lettura scorre in una maniera incredibile, e andando avanti aumenta sempre di più la voglia di capire come andrà a finire l’avventura di quei ragazzi pieni di sogni, liberi da ogni tipo di pensiero avendo superato finalmente lo scoglio rappresentato dai fatidici esami del quinto superiore.
“Per prendersi una vita” è il classico libro adatto a chiunque, e quindi a chi non si è ancora confrontato con testi impegnativi e anche a chi, invece, ha un buon bagaglio culturale ma apprezza comunque la narrativa contemporanea. Descrizioni impeccabili, punteggiatura brillante, emozioni tangibili, sensibilità, dolcezza, stravaganza, euforia: con umiltà e saggezza, all’epoca il grande Max sfoderò un qualcosa di splendido, che si spera possa un giorno essere seguito da un altro romanzo, non necessariamente un roadbook come “Per prendersi una vita”.
Alessandro
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