Ci si può soltanto inchinare di fronte al talento puro e assoluto di Damien Rice. Lo ascolto da circa quindici anni, da quando una confidenza sempre maggiore con il web e con i siti d’informazione musicale mi permise di imbattermi in diversi e approfonditi articoli a lui dedicati.
Sarà stato il 2008, o forse il 2007. Non ricordo benissimo, però di certo erano gli anni di MySpace, piattaforma interessante forse soffocata un po’ troppo presto dallo strapotere di altri social network. Fatto sta che, all’epoca, lessi numerose recensioni incentrate sui suoi due album pubblicati rispettivamente nel 2002 e nel 2006, vale a dire gli splendidi “O” e “9”.
Tutti i colleghi elogiavano quei lavori, descritti come dischi acustici, minimali, pieni di raffinatezza in termini di sound e di scrittura, ma anche di cantato e di melodie. Inevitabilmente finì per crescere in me la curiosità verso la sua musica, e allora sempre il web giocò a mio favore, permettendomi di sentire quello che si poteva sentire, cioè quei circa venti brani pubblicati fino a quel momento e presenti su YouTube.
Fu subito folgorazione, perché quel suo modo di costruire le canzoni mi apparve all’istante assolutamente perfetto. Senza orpelli o soluzioni sonore ruffiane, il fenomeno irlandese seppe stregare la critica attraverso un esordio coi fiocchi. Anche se nel terzo album “My Favourite Faded Fantasy” del 2014 la produzione si è fatta più articolata e sontuosa, il grande Damien appare comunque legato tuttora a un folk essenziale, fatto di sostanza.
Passerei giornate intere a sentire i suoi tre dischi dati alle stampe fino ad oggi. Lì c’è tutto, perché la magia che li pervade è strepitosa. Con pochi accordi e una voce ricchissima di sfumature, questo artista non fa altro che ammaliare e ipnotizzare chi ascolta.
È un fuoriclasse e non smetterò mai di ribadirlo. Poi, è chiaro, i gusti sono gusti. Qualcuno attratto da ritmi più sostenuti e da chitarre più granitiche potrebbe ritenere piatto e soporifero il suo repertorio, ma niente mi toglie dalla testa il fatto che canzoni quali Delicate, Blower’s Daughter, Cannonball, 9 Crimes, Elephant, Rotless Tre e Accidental Babies siano in grado di suscitare almeno un’emozione, almeno un brivido in ogni tipo di persona. Ne sono convinto eccome.
Alessandro
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