In quanto grande amante del mare, e quindi di storie tendenti a svilupparsi in quel contesto così ammaliante e poetico, anni fa ho avuto il piacere di leggere lo splendido, incantevole “Lord Jim” di Joseph Conrad (dovrebbe essere accaduto nel 2013, l’anno della conclusione degli studi universitari). Ricordo di aver impiegato un bel po’ per arrivare alla fine: per quanto evocativa, la scrittura del grande autore scomparso nel 1924 non è così fluida e leggera come si potrebbe pensare, almeno in questo importante capitolo della sua carriera.
Una lettura lunga, in alcuni momenti complicata, quella di “Lord Jim”, che mi sarei aspettato senz’altro più incalzante a livello narrazione e di intreccio. E invece, per quel che ricordo, si tratta di un’opera molto riflessiva, in cui accadono molte cose, ma che sembra andare avanti lentamente, apparendo quasi “sospesa” in alcuni punti. Un testo, se la memoria non m’inganna, che analizza molto la psicologia del protagonista, un giovane marinaio che per un errore commesso a bordo di una nave non riesce a darsi pace, ritrovandosi poi a iniziare una nuova vita in estremo Oriente.
Assurdo che fino a vent’anni non avessi mai sentito parlare di un lavoro simile, di certo tra i più belli di quelli che sono legati ad ambienti marini. Fu l’incantevole album di Vinicio Capossela, “Marinai profeti e balene”, rilasciato nella primavera del 2011 e di cui credo di aver già parlato su questo blog, a illuminarmi: ascoltando uno dei brani del disco, dedicato proprio a Lord Jim, venni a conoscenza del libro.
Mi attivai abbastanza rapidamente per procurarmi una copia del romanzo, che però iniziai a leggere circa due anni dopo. Credo proprio ne sia valsa la pena: nel suo essere un po’ spigoloso nella forma, “Lord Jim” resta un’autentica gemma per quanto riguarda la narrativa del secolo scorso. Consigliarlo mi sembra il minimo.
Alessandro
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