Da circa due mesi ascolto quasi quotidianamente, almeno una volta, se non due, l’ultimo disco d’inediti del cantautore partenopeo Gnut, al secolo Claudio Domestico. Un disco intitolato “Nun te ne fa’”, pubblicato il 14 ottobre scorso e prodotto da Piers Faccini, cantautore e musicista inglese ma di origini italiane (ho già scritto di lui su questo blog in passato).
Anticipato dal delizioso singolo Duje vicchiarielli, in sostanza un omaggio ai suoi nonni rimasti insieme tutta la vita, questo lavoro contiene complessivamente dieci brani, di cui otto cantati in dialetto napoletano. I testi, è opportuno chiarirlo, sono firmati dal bravissimo Alessio Sollo, un poeta dotato di una scrittura magnifica e già al lavoro con Gnut per il libro-disco “L’orso ‘nnammurato” del 2018.
In realtà, “Nun te ne fa’” è in parte legato a quel progetto: i pezzi in scaletta provengono infatti dalla prolifica composizione avviata tempo addietro e capace di generare proprio “L’orso ‘nnammurato”. All’epoca i due buttarono giù decine di pezzi, trovandosi poi a selezionarne quattordici da inserire proprio in quel libro-disco assai ispirato. Per “Nun te ne fa’” il buon Gnut, ormai attivo a livello discografico da oltre dieci anni, ha potuto scegliere tra circa quaranta canzoni.
Una rosa piuttosto ampia, frutto di un talento e una creatività abbastanza rari al giorno d’oggi, almeno in Italia. Ad affiancarlo, come detto, quel maestro di Faccini, che attraverso la sua sensibilità e la sua grande esperienza ha effettuato una complessa scrematura fino ad arrangiare, per l’appunto, i dieci brani in scaletta.
Il disco ha avuto una lunga gestazione per diversi motivi, in primis l’avvento del Covid, che non ha permesso di effettuare le registrazioni in presa diretta, cosa stabilita in principio. Tuttavia, i musicisti scelti per portare a termine l’opera hanno messo dentro tutta la loro professionalità per incidere a distanza.
Cosa dire del risultato? Magnifico, senza esagerare. Queste tracce sono intrise di una poesia dolcissima. L’impianto elettroacustico sostiene ed esalta alla grande ogni singolo brano. Si potrebbe ritenere un album di matrice folk, tuttavia non così scarno a livello sonoro e prodotto con gusto, indubbiamente contemporaneo e non troppo vetusto in termini di scrittura e di arrangiamenti.
I temi trattati sono vari. L’amore, in tutte le sue sfaccettature, torna spesso, continuamente. Ma non è soltanto un amore da intendersi come quello tipico di una coppia. Insieme a Sollo, Gnut ha scelto di raccontare anche del suo privato, si pensi alla già citata Duje vicchiarielli e alla struggente Anche per te, dedicata a sua madre.
È un album di altissima qualità “Nun te ne fa’”. Ascoltandolo si nota una cura incredibile per i dettagli. La voce del suo artefice è calda e delicata come al solito, in pratica una carezza per chi si mette a sentire. Eccellente la scelta di avvalersi di Ilaria Graziano per ampliare certe sfumature. Da sottolineare, infine, l’intervento di Fausta Vetere sul finale della straordinaria Colpa mia.
Cos’altro aggiungere? Nulla, anche perché si tratta di un album da sentire con attenzione. Va assaporato gradualmente per essere assimilato al meglio. Il mio invito è quello di procurarselo al più presto: perle del genere non possono sfuggire. Sarebbe un grande peccato. Un peccato enorme.
Alessandro
Leave a Reply