Blackbird dei Beatles non è una canzone come le altre, almeno per me. Provo un’adorazione particolare per questo pezzo tanto breve quanto sontuoso ed elegante, di matrice folk, incluso nel popolarissimo “The Beatles” del 1968, noto pure come “White Album”.
Un componimento basato sull’essenzialità, su pochi ma magnifici accordi pronti a sostenere una melodia dolce, incantevole, ammaliante. Bastarono questi elementi, circa trenta anni fa, a farmi perdere la testa. Ricordo che andavo matto per Blackbird, conosciuta attraverso mio padre e i numerosi ascolti dei dischi dei Beatles fatti con lui in età infantile.
Forse non frequentavo nemmeno le elementari, eppure i Fab Four erano già uno dei miei gruppi preferiti. Amavo tante loro hit, soprattutto Come Together, Let It Be ed Hey Jude. Tuttavia, rispetto a brani simili, di fatto degli evergreen, Blackbird mi trasmetteva qualcosa in più.
Mi attraeva di certo quell’arpeggio da brividi eseguito con la tecnica del fingerpicking, perfetto e articolato nella sua linearità. Ad ogni ascolto avevo la sensazione che il tempo si fermasse di colpo: quella musica così intima mi portava altrove, facendomi sognare. Mi permetteva di vedere delle immagini ben definite, cioè un contesto tranquillo, quasi campagnolo, con un albero immerso nel verde, una calda luce pomeridiana capace di accarezzarlo e, ovviamente, un uccellino posato su uno dei suoi lunghi rami.
Questo era ciò che mi suggeriva Blackbird: un esempio chiarissimo di pace, una sua spontanea raffigurazione. E poi, nell’incantarmi, Blackbird mi incuriosiva. Mi incuriosiva soprattutto il cinguettio del merlo che si fa largo nella parte conclusiva, finendo per dialogare con la musica e il canto soave di Paul McCartney, unico autore della traccia.
È di certo un componimento emozionante e la sua forza sta tutta nell’arrangiamento ridotto all’osso, tramite il quale si riesce a scorgere la pulizia del suono della chitarra acustica e la voce limpida di Sir McCartney, abile a cullare e a diffondere serenità. Ancora oggi, a distanza di tanto tempo, mi commuovo di fronte a tutta quella magia che Blackbird riesce a sprigionare.
Nient’altro che una gemma, ricca di calore e candore. Un episodio singolare all’interno di un album travolgente quale “The Beatles”, stracolmo di canzoni di vario genere, nella maggior parte dei casi legate al rock tanto in voga in quel periodo.
Alessandro
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