“Il lupo della steppa”, una gemma di Hermann Hesse

Mi vergogno un po’ ad ammetterlo ma, ad oggi, “Il lupo della steppa” (“Der Steppenwolf”) di Hermann Hesse è l’unico libro da me letto del grande autore attivo nella prima metà del Novecento. E pensare che è un testo in cui mi sono imbattuto più di dieci anni fa, perciò avrei potuto esplorarlo tranquillamente in tutto questo tempo: rimasi folgorato dalla sua bellezza tanto da ripromettermi di recuperare al più presto gli altri suoi romanzi di successo, ma la mia incostanza finì per prendere il sopravvento, facendo quindi tramontare un piano simile, neanche troppo impegnativo o ambizioso.
Di Hesse sentii parlare per la prima volta nel 2007, l’anno in cui ottenni il diploma. Nel giugno di quell’anno la bella e brava L’Aura, al secolo Laura Abela, pubblicò l’album “Demian”, ideale seguito dell’incantevole e acclamato “Okumuki”. Leggendo in rete un po’ di interviste da lei rilasciate, scoprii che con quel titolo volle omaggiare l’omonimo testo firmato dal celebre scrittore. Automaticamente andai a documentarmi un po’ su questa persona, senza però dedicarmi, lì per lì, alla lettura di qualche suo libro.
Poi, circa tre anni dopo, nel 2010, cominciai a scrivere canzoni con il mio amico e compagno di università Simone Facchinato. Nell’estate di quell’anno, piuttosto prolifica per noi, durante una delle nostre lunghe chiacchierate sulla letteratura, mi consigliò vivamente di leggere “Il lupo della steppa”, capace di stregarlo nel vero senso della parola. Gli diedi retta, e nel mese di agosto cominciai e terminai quel libro a dir poco magnifico.
“Il lupo della steppa” mi piacque così tanto che, in seguito ad attente riflessioni e valutazioni, pensai bene di buttare giù un testo da far musicare proprio a Simone. Ci volle parecchio per portare a termine il lavoro, visto che la versione iniziale subì diverse modifiche. Alla fine, con molto fatica, trovai la giusta chiave di lettura a livello testuale, e lui ci mise sotto un bel giro di accordi dal sapore gypsy, manouche. Decisi di intitolarlo Lezioni di foxtrot, e ricordo che durante i concerti fatti in quel periodo la gente apprezzava molto il brano in questione.
De “Il lupo della steppa” mi è rimasta impressa una narrazione molto coinvolgente, con una scrittura fluida e un intreccio fenomenale, studiato alla perfezione. La storia di una persona allo sbando, segnata dai dolori della vita, capace di rinascere in seguito all’incontro con una donna strepitosa: apparentemente semplice, un’opera del genere finisce per regalare innumerevoli emozioni. Un volume bello, intrigante, che si legge con rapidità perché ogni frase si lascia divorare.
Conto di tornare presto alla carica con Hesse. Vari amici mi hanno consigliato numerosi titoli, e se “Il lupo della steppa” ha saputo incantarmi penso proprio che ci riusciranno anche altri suoi immortali lavori.

Alessandro

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