Sono già passati tre giorni dal trionfo della Roma in Conference League, eppure sembra di essere appena all’indomani di questa grande impresa realizzata da José Mourinho e dai suoi ragazzi: l’effetto è quello di un affascinante stordimento. Un’esplosione di gioia che è difficile descrivere, perché arrivata dopo tanti anni di atroci dolori sportivi, frutto sia di sfortuna sia di poca caparbietà.
Stavolta la caparbietà c’è stata. Perché questa Roma, in un anno di lavoro con il tecnico portoghese, è cresciuta in maniera evidente, pur attraversando momenti complicati nel corso della stagione. La vittoria di un trofeo simile, alla prima edizione, non è arrivata in maniera casuale: è stata la diretta conseguenza di un impegno importante, unito a consapevolezza serietà.
Si potrà dire che la Conference League sia un qualcosa di banale e poco prestigioso, ma posso assicurare che in manifestazioni del genere non si arriva fino in fondo con semplicità, tantomeno con un approccio spavaldo. Al di là di tutto, si tratta di una competizione europea. E per quanto riguarda l’Italia, l’ultimo club del nostro Paese a vincere fuori dai confini nazionali fu l’Inter dello stesso Mourinho (correva l’anno 2010).
I giallorossi non vincevano qualcosa dal 2008, perciò era davvero il caso di interrompere un digiuno assurdo. Si spera che questo miracolo, tanto recente, possa permettere di sbloccarsi, di tornare gradualmente a infoltire una bacheca piuttosto sguarnita. Perché le vittorie sono indispensabili per chi di calcio, e più in generale di sport, non può fare a meno. Dopo il triplice fischio finale avvenuto a Tirana, Roma si è totalmente trasformata: si respira un’aria magica, c’è una felicità contagiosa. Ecco perché, adesso, è il caso di mettersi a lavorare ancora di più per regalare a una città così altre grandi emozioni.
La partita di mercoledì è stata pazzesca. Giocata bene soprattutto nel primo tempo, con il gol decisivo realizzato dal bravo Nicolò Zaniolo, nella ripresa ha visto gli olandesi del Feyenoord andare all’assalto con l’intento di ribaltare il risultato. Grazie al cielo la Roma ha tenuto botta. Ha sofferto, è stata messa in difficoltà, ma ha mantenuto la porta inviolata. C’è stata fortuna, indubbiamente. Ma sarebbe sbagliato dire che i ragazzi di Mourinho non abbiano meritato il successo.
I ringraziamenti non saranno mai troppi, perché le emozioni innescate dall’impresa sono e resteranno a lungo fortissime. E poi le lacrime di Mourinho sul campo, a caldo, nel delirio generale. Qualcosa di estremamente potente, di autentico. Lì ho percepito tutto il suo interesse per il bene della Roma: è venuto qui per cercare di ridare lustro al club, di risollevarlo, non per mettersi i soldi in tasca e incrociare le braccia.
Grazie, grazie infinite.
Alessandro
Leave a Reply