È cominciato tutto da qui. La mia ammirazione per Pacifico, al secolo Gino De Crescenzo, viene da lontano. Circa vent’anni fa, forse in un’estate calda e assolata, forse in una mattinata silenziosa, mia sorella mi chiese di raggiungerla in soggiorno. La televisione, accesa e sintonizzata probabilmente su Mtv, stava trasmettendo il videoclip di un artista emergente italiano mai visto prima.
Percepii subito la melodia dolce e cristallina di quel brano, accompagnato da immagini rallentate in cui questo cantante, con baffo e chitarra elettrica, vedeva scendere e salire alle sue spalle oggetti di vario tipo. Lo fissavo, stando attento alle sue parole e a quel cantato nasale, ma proprio non riuscivo a identificarlo. «Si chiama Pacifico, senti che bella questa canzone», mi disse lei. Di sicuro non era la prima volta che si imbatteva in quel pezzo: indubbiamente lo aveva già sentito in precedenza, perché lo canticchiava. A proposito, la traccia in questione s’intitolava Fine fine, contenuta nel suo primo ed eponimo album.
Effettivamente il brano era interessante, immediato ma non banale. C’era qualcosa di diverso rispetto a quanto proposto dai suoi colleghi che, in quel periodo, tentavano di farsi strada nella discografia italiana. Nei giorni successivi mi capitò di rivedere il videoclip, abbastanza gettonato grazie alla sua qualità, e quindi di riascoltare con attenzione la musica e i versi: tutto era incredibilmente perfetto, perché il pezzo era caratterizzato da una grande e non scontata armonia di fondo. Insomma, era costruito con astuzia.
Lì, in quel preciso momento, mi convinsi del fatto che il ragazzo in questione avesse talento, che forse non sarebbe sparito da un momento all’altro. Vista la tanta strada fatta negli anni, con album in studio magnifici e decine di collaborazioni di prestigiose, non sbagliai. Fine fine resta una canzone meravigliosa, di quelle che folgorano le persone sensibili come il sottoscritto.
Si tratta di un componimento pop delicato, dai suoni moderni e al contempo sofisticati. La scrittura è impeccabile, ispirata. Difficile, in neanche quattro minuti, essere così incisivi e convincenti. La carriera di Pacifico è poi decollata grazie a tanti singoli fortunati, come Gli occhi al cielo, Solo un sogno, Dal giardino tropicale e Tu che sei parte di me. Ma all’epoca, di certo, Fine fine, gli diede una grossa spinta per lanciarsi a dovere. Ottima scelta quella di puntarci.
Alessandro
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