Emanuele Colandrea e il delizioso “Belli dritti sulla schiena”

Da settimane ascolto a ripetizione, con enorme piacere e trasporto, il nuovo album di Emanuele Colandrea, cantautore, musicista e produttore della provincia di Latina (è il braccio destro di Galoni, e in passato ha militato nel Cappello a Cilindro e negli Eva Mon Amour). Un album, il suo, intitolato “Belli dritti sulla schiena”, arrivato a circa cinque anni di distanza dal precedente “Un giorno di vento” e pubblicato nel mese di marzo per conto di FioriRari, l’etichetta dell’amico Roberto Angelini che da circa un anno ha ripreso a dare alle stampe dischi di qualità.
Emanuele è un artista fantastico, completo, talentuoso. Suona da tanti anni, avendo cominciato a scrivere, incidere e tenere concerti da giovanissimo. Come molte altre persone, attendevo da tempo il suo ritorno sulle scene. Ritorno che, grazie al cielo, nonostante la pandemia e tutti quegli altri assurdi eventi noti a tutti noi, è avvenuto. Dieci pregevoli canzoni sono quindi fuori da qualche settimana. Sono canzoni oggettivamente belle, brillanti, valide, curate sotto ogni punto di vista. E non potrebbe essere altrimenti. Perché lui non fa i dischi tanto per farli, e questo è opportuno ricordarlo.
Cosa c’è all’interno di “Belli dritti sulla schiena”? C’è innanzitutto una scrittura testuale e musicale tanto immediata quanto ricercata, capace di convincere quell’ascoltatore che dalla canzone d’autore  italiana si aspetta tanto. Ecco, in questo lavoro i brani sono tutti ben strutturati, solidi. Non c’è nulla di frivolo, di roba buttata lì tanto per riempire. E poi c’è un suono estremamente raffinato, di base acustico, folk, alle volte arricchito da qualcosa di più moderno, giusto per caratterizzarlo a dovere e non farlo apparire troppo rétro.
Sentendolo più volte, ci si rende conto di quanto equilibrato sia questo lavoro, artisticamente prodotto da Pier Cortese, collega nonché amico di vecchia data di Emanuele. Non è una di quelle opere che si “aggrappa” ai singoli: tutti i componimenti in scaletta sono sullo stesso livello, quindi non ce n’è uno che prevalga su un altro. Ok Emanuele e Credo, già pubblicate, hanno perciò la stessa forza di Erika, La fortuna di perdersi nel bosco e Gerico, tanto per citarne tre.
Insomma, un disco genuino, solare, dal suono caldo e godibile, alla portata di tutti. Rimanendo se stesso, coerente, il bravissimo Emanuele ci ha regalato un altro gioiellino che non si distacca eccessivamente dalle opere precedenti ma che, tuttavia, fa registrare una crescita interessante in termini di autorialità.
Chissà se questo disco gli consentirà di ottenere la giusta visibilità. Non che lui ne sia alla ricerca, sia chiaro. Però, indubbiamente, sarebbe il caso che un numero abbastanza elevato di persone si iniziasse a rendere conto della sua bravura e della sua integrità artistica. Tutto qui.

Alessandro

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