Tutto da rifare (Velvet)

Sono passati quasi quindici anni dall’uscita di Tutto da rifare, splendido brano firmato dai romani Velvet e portato a Sanremo nel 2007, eppure, per quanto fino a oggi abbia già ascoltato una miriade di volte il pezzo in questione, mi basta sentire i primi secondi iniziali, scanditi dai dolci accordi di pianoforte che si poggiano su un soffice tappeto di archi, per sentire i brividi correre lungo la pelle.
Trovo sia un brano magnifico, immediato, riuscito alla perfezione. Pierluigi “Pier” Ferrantini e soci non avrebbero potuto scegliere canzone migliore per tornare all’Ariston, deliziare i propri estimatori, e anticipare l’uscita di uno dei loro lavori migliori, vale a dire “Velvet”, pubblicato proprio durante i giorni della kermesse.
È un componimento che, in un modo o nell’altro, “arriva” a tutti, anche a chi non mastica musica italiana. Credo ciò avvenga grazie a una serie di caratteristiche piuttosto evidenti. In primo luogo, Tutto da rifare spicca per una musica sontuosa ed elegante, non eccessivamente articolata, complessa, ma comunque brillante, costruita con gusto. Poi, ovviamente, si avvale di un vestito sonoro splendido, con un mix sapiente di chitarre acustiche ed elettriche unite a una bella sezione ritmica e a un’orchestra piuttosto sensibile.
E il testo? Il testo è strepitoso. È anch’esso immediato, diretto, quasi scritto di pancia. È incredibilmente aderente alla musica. Anzi, forse si potrebbe dire che qui testo e musica sono una cosa sola. Le parole cantante con grande intensità da Pier scivolano con naturalezza, accompagnando la crescita progressiva del pezzo, il cui marchio di fabbrica un po’ british rimane solido e coerente fino al termine.
Adoro ogni singolo passaggio di Tutto da rifare: l’introduzione musicale delicata, le strofe iniziali intrecciate alle morbide pennate di chitarra acustica, l’inciso luminoso, liberatorio, e anche il breve, seppur incisivo, graffiante, solo di chitarra che si fa largo nella seconda parte.
Ogni ascolto di questa canzone corrisponde a una pioggia fittissima di ricordi. Ricordi belli, contemporanei al lancio del pezzo, che venne accolto dalle televisioni e dalle radio in quell’inverno del 2007, il mio ultimo da liceale, pieno di sogni, di progetti, di entusiasmo, di fame di vita e di emozioni. Nel risentire Tutto da rifare mi rivedo improvvisamente seduto al mio banco, in fondo all’aula e vicino alla finestra ad ammirare un cielo azzurrissimo, oppure lungo i corridoi o nel cortile del Liceo Cornelio Tacito, a fare il romantico, o lo scemo, con qualche bella ragazza.
Quel periodo lì manca proprio tanto. E mancano pure certe canzoni così emozionanti, oggi forse non più scrivibili visto e considerato quanto sia cambiato il modo di fare musica. Ecco, mi viene da dire che un brano come Tutto da rifare sia un po’ una fotografia perfetta della tendenza a produrre buona musica italiana in quegli anni, quando capitava di sentire ballate capaci di unire l’elettricità delle chitarre alla delicatezza degli archi.
Mancano infine i Velvet, mi sembra chiaro. Manca il loro modo di scrivere che, a partire da quel disco, da “Velvet”, si fece via via sempre più maturo, valido, intrigante. Non mi risulta che la band si sia sciolta. Di certo sono in pausa, forse un po’ rassegnati al fatto che immettere sul mercato musica in questo momento storico sia complicatissimo. Ritorneranno? Onestamente non saprei dirlo. Ma se dovessero mai un giorno rimettere il naso fuori, lo farebbero senz’altro con roba bellissima.

Alessandro

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