Riecco Pier, ed è magia…

L’ho atteso davvero tanto il terzo album d’inediti di Pier Cortese, artista per cui nutro una grande stima e una grande simpatia, e che negli ultimi dieci, dodici anni si è fatto valere come autore, produttore e arrangiatore. Quando nella seconda parte del 2009 uscì “Nonostante tutto continuiamo a giocare a calcetto”, per me un album interessantissimo e ispirato, da ascoltare con massima attenzione, mi convinsi del fatto che le sue qualità compositive lo avrebbero portato nel tempo a realizzare dischi sempre più maturi, innovativi, ricercati. Poi sono successe un po’ di cose, tra cui la trasformazione epocale della discografia e l’avvio di suoi particolari progetti “paralleli”, e il successore dell’ideale seguito di “Contraddizioni” ha fatto così smarrire le proprie tracce.
Dopo un lunghissimo silenzio, difficile da accettare e sopportare per chi è sempre stato incuriosito da suo modo di scrivere, il buon Pier ha trovato le condizioni giuste per presentare al suo pubblico una nuova raccolta di canzoni originali: una gioia immensa, un’autentica boccata d’ossigeno, una notizia importante in un periodo storico tremendo, per certi versi surreale. E così, anticipato dalla pubblicazione di ben quattro singoli rilasciati nell’arco di circa dieci mesi, qualche settimana fa ha visto la luce per FioriRari “Come siamo arrivati fin qui”, che sembra stia entusiasmando gli ascoltatori più appassionati e non solo.
Sentendo a più riprese l’album dall’inizio alla fine, ci si accorge in maniera abbastanza rapida e spontanea di un fattore significativo: questi dodici, infiniti anni di stop non hanno affatto “arruginito” il nostro. Per quanto lui non sia mai stato fermo dal punto di vista musicale, il rischio di trovarsi di fronte a un disco inspido e freddo era concreto. In ogni caso, “Come siamo arrivati fin qui” rivela tutt’altro. I dieci pezzi che lo costituiscono sono intrisi di una maturità impressionante. Rispetto a “Contraddizioni” e a “Nonostante tutto continuiamo a giocare a calcetto”, che considero tuttora dischi pregevoli, curatissimi sotto vari aspetti, quest’opera fresca d’uscita è di uno spessore notevole.
Ovviamente emergono quegli elementi che sono alla base del suo marchio di fabbrica, si pensi alla ricerca di melodie brillanti e luminose e alla tendenza a scrivere testi scanditi da versi mai banali, però c’è di più, molto di più. Ci sono, tanto per fare un esempio, delle musiche meravigliose, articolate per ciò che riguarda la composizione ed estremamente curiose e attraenti in quanto ai suoni, piuttosto moderni, in cui convivono acustica ed elettronica, nonché elettricità. Almeno secondo il sottoscritto, Pier sembra pure osare nel cantato, che in più frangenti offre delle novità (in alcuni punti di Un pigiama ci salverà, traccia di apertura, sembra di scorgere un’altra voce, un altro timbro).
Con una sapienza e una sensibilità non da tutti, l’autore è andato a confezionare un prodotto al contempo accessibile e sperimentale, spiazzante ma coerente. La canzone non viene persa di vista, perché lui ne rimane sempre affascinato, tuttavia si ravvisano delle soluzioni coraggiose eppure valide, come lunghi momenti musicali o cambi improvvisi di atmosfera. Le influenze sono tante, e a tal proposito vengono in mente alcuni talenti del folk odierno prodotto nel Regno Unito e in America, senza dimenticare i suoi amici e colleghi più autorevoli, perché se in Come siamo arrivati fin qui si sentono echi della splendida musica del fratello Niccolò Fabi, Fino a che punto ricorda tanto il Riccardo Sinigallia degli esordi da solista.
Non aggiungerei altro in merito a “Come siamo arrivati fin qui”, soprattutto per lasciare a chi passerà da queste parti la curiosità adeguata per confrontarvisi. Ci tengo però a chiudere invitando chiunque a dare una chance a una produzione simile: dietro a questo album c’è un lavoro immenso, che non tutti forse potranno comprendere, concluso insieme alla pazienza di tanti altri professionisti. Sarebbe perciò una buona azione ricompensare tutte le ore passate in studio a registrare e a mettere a punto un arpeggio di chitarra acustica o una programmazione.

L’invito è quello di procurarselo, godendosi tra l’altro la bellezza del vinile stampato per l’occasione (non mi risulta che siano disponibili copie in formato cd). E anche dal vivo, visti i musicisti coinvolti per il primo giro di presentazione in varie località italiane, ci sarà da leccarsi baffi.

Alessandro

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