“Serenata per chi è nervoso” di Luca Carocci, un disco da non lasciarsi sfuggire

Venerdì 15 ottobre è stato pubblicato “Serenata per chi è nervoso”, il terzo album in studio del cantautore Luca Carocci, originario di Artena, paese che si trova a sud di Roma. Per chi non lo conoscesse, Luca è in attività dal 2014, anno in cui venne rilasciato il suo splendido disco d’esordio intitolato “Giovani eroi”. Da sempre legato alla musica, con una particolare predilezione per la chitarra, prima di avviare un interessante percorso autoriale ha viaggiato parecchio, vivendo lontano dall’Italia per anni, decenni. Poi, dopo tante importanti esperienze, ha deciso di tornare alla base e di iniziare a far sentire i brani scritti nel tempo.
Dopo l’ottimo “Missili e somari”, dato alle stampe nell’autunno del 2016, è arrivato quindi il turno di “Serenata per chi è nervoso”, pubblicato per conto di FioriRari e anticipato da ben tre singoli, ovvero Aspetterò febbraio, L’insuccesso mi ha dato alla testa, brano che, inizialmente, avrebbe dovuto dare il titolo del disco, e Ogni volta che dormo da sveglio. All’interno dell’album si trovano otto deliziose canzoni, frutto di una scrittura vera, autentica, fluida e diretta. Una scrittura che permette a Luca di parlare di sé, della sua vita e dei suoi stati d’animo, così come del mondo che lo circonda, di quello che gli capita di osservare di giorno in giorno.
A livello sonoro si ravvisa una grande cura. L’impronta è fondamentalmente acustica, perché in primo piano ci sono soprattutto chitarre, pronte a regalare incantevoli arpeggi e fraseggi di matrice folk e, alle volte, blues. Attenzione però: “Serenata per chi è nervoso” non è il classico disco scarno ed essenziale, in cui dietro alla voce del cantautore appare soltanto la chitarra acustica. In questo lavoro ci sono anche synth, pianoforti, batterie, bassi, percussioni, archi, fiati: è suonato tanto e pure bene. Ne viene fuori un suono indubbiamente contaminato e, al contempo, raffinato.
Importante notare le numerose collaborazioni che lo contraddistinguono. Perché alla lavorazione hanno preso parte tanti colleghi e amici dell’artista, tra cui Roberto Angelini, Ilaria Graziano, Stefano Scarfone, José Ramon Caraballo Armas, Filippo Cornaglia, Andrea Ruggiero, Simone De Filippis, Alessandro Pieravanti ed Emanuele Galoni (c’è il suo zampino nella stesura di Aspetterò febbraio).
Non posso negare che Luca sia un amico, perciò il mio giudizio potrebbe essere imparziale. Tuttavia, per quello che si sente in giro almeno in Italia, è un disco oggettivamente bello e ispirato. Non è per nulla un’opera artefatta, ruffiana, mediocre, scadente. È, piuttosto, un album fatto con impegno, passione, amore e sensibilità.
C’è la consueta solarità, specialmente dal punto di vista musicale, che lo rende luminoso ed evocativo: ascoltando certi pezzi, come Tu mi ricordi l’estate, la già citata Ogni volta che dormo da sveglio e Roma – Milano si ha come l’impressione di trovarsi d’un tratto a camminare su spiagge paradisiache e assolate, cullati da un vento caldo e con il mare accanto. Posti, contesti, che l’autore conosce bene, e che in maniera anche inconscia ritornano puntualmente a galla per infilarsi tra le pieghe di dolci componimenti.
Impossibile non consigliarlo. Dovrebbero sentirlo soprattutto quelle persone convinte del fatto che nel nostro Paese non ci sia più gente in grado di scrivere bene e di tirare fuori grandi pezzi e grandi dischi. Di autori forti ce ne sono ancora tanti in Italia e, per me, Luca è uno di loro. Il problema è sempre il solito: andarli a trovare attraverso attente ricerche e prendersi il giusto tempo e la pazienza per scoprirli a fondo. Il che non è una cosa da poco, ma credo sia opportuno iniziare a impegnarsi per non perdersi tanti bei progetti.

Alessandro

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