È la prima volta che su questo blog dedico un post apposito al Liceo Cornelio Tacito di Roma, la scuola dove ho studiato dal 2002 al 2007 (mi riferisco alla succursale che si trova nel quartiere Monte Mario, in via Sebastiano Vinci): in passato ne avevo parlato in maniera molto sbrigativa, a tratti, quindi mi sembrava giusto accendere i riflettori su un luogo a me assai caro, una struttura all’interno della quale ho trascorso un periodo indubbiamente importante della mia vita. Ho deciso di farlo dopo esserci tornato, al Tacito: dopo oltre tredici anni ci ho infatti rimesso piede con la scusa di effettuare qualche scatto per accompagnare queste poche righe (con me Francesca, la mia ragazza).
Devo dire che l’emozione è stata forte. Già solo il fatto di ripercorrere quasi integralmente il tragitto effettuato migliaia di volte per un quinquennio non si è rivelato qualcosa da poco. Bella anche la botta al momento della visione della scuola da lontano, immersa nel verde della periferia romana, appena superato quel curvone inizialmente percorso a piedi e poi, a partire dal terzo superiore, con il motorino regalatomi dai miei genitori.
Lo scatto che ho scelto, visibile qui sopra, ritrae il primo piano dell’edificio, al quale si accede ancora oggi tramite due rampe di scale. A dire il vero, quel piano non ha mai ospitato nessuna delle classi in cui sono stato: al tempo era deputato alla sezione del classico, che non è più presente. La sezione di linguistico, quella da me frequentata e che è rimasta, si prendeva invece il piano superiore, raggiungibile tramite quelle poche scale che si vedono sempre nella foto e che sono posizionate in pratica al centro dell’androne.
Una sezione di classico e una di linguistico, appunto. Come si potrà immaginare, la succursale del Tacito non ha mai accolto un numero esagerato di studenti: di base, una decina di classi. Eppure, per quanto non immenso e non eccessivamente frequentato, il Tacito è sempre stato un bel posto. Un posto tranquillo, accogliente eppure vivace, dove bene o male ci si conosceva tutti. Merito soprattutto di alcuni bravi docenti che ci hanno lavorato e che, almeno all’inizio del nuovo millennio, hanno saputo animarlo tramite entusiasmo, professionalità, inventiva. Ricordo ad esempio il corso di teatro aperto agli studenti che si sviluppava di pomeriggio. Io non vi presi mai parte a causa dei miei costanti impegni calcistici, ma vorrei ricordare che proprio in quel contesto mosse i suoi primi passi l’attore Luca Marinelli, iscritto al classico, di cui ho ampiamente parlato qui mesi fa.
Oltre alla recitazione, si dava spazio anche alla pallavolo. Sempre per l’incapacità di gestire i miei orari, partecipai al consueto torneo annuale soltanto in quinto superiore, giusto in tempo per riuscire a trionfare con la mia classe battendo in un’agguerrita finale i ragazzi del terzo ginnasio (a ripensarci, fu davvero una grande partita, vinta con fatica per via della bravura degli avversari).
Sono tanti, ovviamente, i ricordi che mi legano al Tacito: le amicizie, gli innamoramenti, i rapidi momenti di svago tra un’ora e l’altra di lezione e a ricreazione, l’euforia dei primi giorni di giugno con l’estate alle porte, la soddisfazione per le interrogazioni o i compiti in classe andati bene, le spiegazioni di argomenti di vario genere destinate ad attirare la mia attenzione, i campi scuola. Ecco, se c’è una cosa che devo molto alla mia scuola è quella di avermi fatto viaggiare tanto. Ancora oggi, con un pizzico di ironia, ribadisco di aver visitato più città italiane e straniere con i miei professori anziché con la mia famiglia.
Impossibile dimenticare i soggiorni a Barcellona (in terzo), a Parigi (in quarto) e a Praga (in quinto). Esperienze splendide, capaci di regalarmi soprattutto tanto divertimento. Quando si avvicinava la primavera, oltre alla prospettiva dell’arrivo di belle e lunghe giornate, era pure la consapevolezza di apprestarsi a partire in gruppo a infondere nel sottoscritto una buona dose di felicità.
Avrei tanto da scrivere sul Tacito, probabilmente lo farò in futuro ripescando magari qualche foto risalente al periodo in cui ci ho studiato. Ora mi fermo qui, non prima di aver ringraziato la professoressa Simonetta Marino, mia insegnante di italiano e latino nei primi due anni, pronta ad accogliere me e Francesca la scorsa settimana in occasione della nostra visitata inaspettata. È stato bello rivederla e scambiarci quattro chiacchiere dopo tanto tempo. Di tutti i miei docenti, è l’unica rimasta in servizio presso la succursale. La sua brillantezza e il suo carisma sono semplicemente invidiabili.
Alessandro
Leave a Reply