Tutta la raffinatezza di “Amore di ogni mia avventura”, grande opera di Mauro Di Maggio

Credo non si sia mai parlato abbastanza di un album delizioso quale “Amore di ogni mia avventura”, terzo lavoro in studio del cantautore romano Mauro Di Maggio rilasciato nella primavera del 2006. A più di quattordici anni di distanza dalla sua uscita, continuo ad ascoltarlo con costanza, piacere, attenzione, curiosità. Lo trovo particolarmente ispirato, costituito da dieci canzoni di spessore dove in parte si scorge una notevole profondità (penso ad Altre mani su di me, a Per un solo respiro e a Mi sembra ancora), e dove più volte emerge invece una leggerezza gradevole, di certo non stucchevole. In questo caso, vale la pena citare per forza di cose Mia superstar, Hai le mani che odorano di aglio (secondo singolo estratto dal disco), Ed io ti vorrei sposare e Se Moana ti vuole.
Tutto l’album è attraversato da una luminosità tangibile non solo nei testi, alquanto dolci, delicati, ma pure nelle melodie e nelle musiche. Lo ritengo un esempio perfetto di sapiente fusione di canzone d’autore italiana e pop acustico dal respiro europeo. Un prodotto raro, insomma. Un disco pregevole, curatissimo sotto ogni aspetto, che oggi farebbe fatica ad uscire e a trovare un buon numero di persone disposte ad ascoltarlo per intero, dall’inizio alla fine, senza particolari distrazioni. Senz’altro già al tempo fu difficile per l’artista ottenere un’adeguata considerazione tornando sulle scene con disco del genere. Però, nei primi anni del nuovo millennio, c’era comunque la possibilità di arrivare a un pubblico maturo, pronto a investire tempo e denaro su un prodotto simile. Certo, non parliamo di una musica in grado di fare numeri esorbitanti neanche in epoche in cui si vendeva parecchio. In ogni caso, quattordici anni fa esisteva una nicchia a cui rivolgersi e su cui fare affidamento. Oggi, in seguito alla trasformazione totale subita dalla musica in poco più di dieci anni, almeno in Italia, sono sparite quelle poche persone ben liete di uscire di casa, entrare in un negozio di dischi e comprare un album di qualità non ascoltato in anteprima su nessuna piattaforma.

Riguardo “Amore di ogni mia avventura”, anticipato dall’omonimo e favoloso singolo apripista, non eccessivamente “spinto” dai canali televisivi musicali e dalle radio nazionali, penso vada spesa qualche parola sui suoni e sugli arrangiamenti adottati per rivestirlo. Grazie anche alla sensibilità e all’esperienza di Giorgio Baldi, coinvolto nella produzione, Di Maggio riuscì a mettere a fuoco le potenzialità e le caratteristiche di tutti i brani in scaletta costruendo per ognuno di loro un arrangiamento elegante, coerente. Gli archi che accompagnano pezzi del calibro di Altre mani su di me e Mi sembra ancora, entrambi già citati, sono da brividi. E sono soprattutto sinonimo di grande coraggio e lungimiranza, perché per trovare soluzioni simili, con cui ci si allontana parecchio dagli standard sonori del mainstream, ci vogliono una pazienza e una serietà grandissime. Vuol dire che si è riusciti a conoscere perfettamente le singole canzoni, assecondandole nella maniera più sincera e autentica. Alla luce di tutto ciò, mi pare doveroso fare i complimenti sia a Baldi che a Di Maggio, facendo presente che quest’ultimo suonò alla perfezione quasi tutti gli strumenti principali impiegati per registrare, soprattutto le chitarre, i bassi e i pianoforti. Complimenti che valgono anche per quegli episodi più spigliati, sbarazzini, dell’album (su tutte, Mia superstar), dove si pone in maggiore rilievo la ritmica.
È un grande peccato che dal 2006 ad oggi un artista talentuoso, autorevole, come Di Maggio non abbia sfornato nemmeno un album. Sono dell’idea che chi lo segue ancora nel 2020 meriterebbe di avere tra le mani una sua nuova collezione di canzoni originali. So che in realtà un nuovo lavoro discografico è in cantiere. Spero solo che possa uscire al più presto, che possa suscitare un’attenzione importante e che possa dare modo al cantautore di promuoverlo a dovere, portandolo in giro dal vivo con dei tour lunghi, ben strutturati. Pura utopia? Può darsi, ma nella musica le cose cambiano velocemente e forse, tra qualche mese, potrebbero crearsi le condizione per indurre Di Maggio, insieme ad altri cantanti che portano avanti un linguaggo musicale simile al suo, a rimettersi in pista e a dare alle stampe un grande disco di canzoni di musica italiana. Sarebbe davvero il caso e io voglio sperarci.

Alessandro

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