A partire dall’inizio di quest’anno ho deciso di dedicarmi alla lettura dei non pochi libri pubblicati nel tempo da Emidio Clementi, scrittore ma, soprattutto, musicista, voce e basso dei Massimo Volume. Da parecchio ero intrigato dai titoli dei suoi testi che hanno cominciato a susseguirsi dalla fine del secolo scorso: gli articoli e le recensioni sul web in cui mi sono imbattuto man mano, non hanno fatto che incrementare la curiosità. Dunque, tra gennaio e febbraio del 2020 mi sono messo alla ricerca del materiale da lui rilasciato.
Dopo aver letteralmente divorato “L’amante imperfetto”, ad oggi il suo ultimo romanzo, sono stato conquistato dal resto del suo repertorio. “La notte del Pratello”, “Matilde e i suoi tre padri”, “L’ultimo dio”: opere impeccabili, contraddistinte da una scrittura lineare eppure molto diretta, coinvolgente, godibile sia per chi si reputa un grande lettore, sia per chi, invece, ai romanzi non riserva troppa attenzione.
A proposito de “L’ultimo dio”, risalente al 2004, posso soltanto dire di essere stato incantato dalla narrazione congegnata per l’occasione da Clementi. Di base è un’autobiografia, anche se il racconto è così particolare da non dare l’idea che, andando avanti con la lettura, si stiano ripercorrendo le tappe principali della vita dell’autore. Per lo stile e la struttura, sembra un romanzo a tutti gli effetti.
Mi sono emozionato tanto nel leggerlo, se non altro perché, fino a quel momento, conoscevo poco del passato dell’artista, soprattutto della sua adolescenza così difficile, scandita da fasi delicate destinate a lasciare dei forti segni sul suo carattere. Il trasferimento da Ascoli Piceno a San Benedetto del Tronto, la fuga in Svezia per provare a trovare un equilibrio dal punto di vista professionale, il rapido e complicato soggiorno in Inghilterra prima dell’approdo a Bologna, con la formazione della band e un’attività live sempre più intensa: esperienze importanti in grado di consentire al lettore di conoscere meglio, in maniera approfondita, una persona elegante e discreta quale Clementi, di cui si sa poco.
Presto provvederò a leggere gli altri volumi editi dallo stesso autore, vale a dire “Il tempo di prima” e le raccolte di racconti “Gara di resistenza” e “La ragione delle mani”. Certamente non rimarrò deluso: se i libri già consultati fino ad ora mi hanno folgorato attraverso una semplicità e una concretezza notevoli, non vedo perché non debba accadere lo stesso con opere piuttosto apprezzate tanto dalla critica quanto dai fan di vecchia data dell’artista.
Davvero una scoperta sensazionale. Spero che, negli anni, Clementi non interromperà la sua pregevole produzione letteraria, regalando a chi lo segue altri libri carichi di fascino e profondità. Mi auguro inoltre che, andando avanti, possa aumentare l’attenzione generale nei suoi confronti. Per l’impegno nella narrativa e per quello nella musica. Lo meriterebbe senz’altro.
Alessandro
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