Poche settimane fa ho acquistato a una cifra irrisoria, in formato cd, “Keep It Hid”, disco solista d’esordio del leader dei Black Keys, Dan Auerbach, pubblicato nel 2009. Un lavoro molto amato dai seguaci di questo grande artista, ultimamente a suo agio anche nelle vesti di produttore, e ben accolto dalla critica al momento dell’arrivo nei negozi. Facile immaginare quanto desiderassi un album del genere, ascoltato negli anni solo in streaming e adesso, finalmente, tra le mie mani per essere inserito di continuo nelle stereo di casa così come in quello della macchina.
Non ascoltandolo per intero da un po’ di tempo, mi ero dimenticato della sua bellezza complessiva e dell’apertura micidiale contraddistinta dalla presenza di un pezzo da brividi, vale a dire Trouble Weighs a Ton. Per quanto in “Keep It Hid” ci siano parecchie canzoni ritmate in bilico tra rock, blues e soul, legate quindi tra loro da un sound prevalentemente elettrico, è singolare il fatto che il primo pezzo in scaletta sia una ballad dolce, delicata, intimista. Si tratta di un brano piuttosto breve, accompagnato giusto da una chitarra, che riesce tuttavia a far scorrere un’infinità di brividi sulla pelle di chi ascolta.
Trouble Weighs a Ton è, per quel che mi riguarda, una canzone straordinaria. Qui Auerbach si dimostra un grande songwriter. Appare ispirato e dotato di un pregevole dono della sintesi: attraverso pochi versi, segnati da parole ricolme di profondità e umanità, il musicista americano arriva dritto al cuore grazie pure a un’interpretazione vocale adeguata. Per quanto caratterizzata da una melodia semplice, Trouble Weighs a Ton si avvale di un cantato magnifico, ipnotico, che sa un po’ di antico.
C’è anche simpatica coincidenza che vado a raccontare rapidamente in chiusura di post. Circa otto anni fa, Trouble Weighs a Ton veniva eseguita in concerto dai Capo da Roha, progetto musicale da me fondato insieme a Simone Facchinato, attivo dal 2010 al 2014, e in cui figurava tra l’altro l’amico e collega Francesco Sicheri (io mi occupavo dei testi delle canzoni originali scritte dal gruppo). Volendo creare una scaletta eterogenea, in grado di sottolineare i gusti musicali dei componenti, capitava di inserire pezzi del genere legati al filone blues e folk nordamericano a tutti parecchio caro. Così venne naturale provare in casa e proporre dal vivo la canzone di Auerbach, secondo il parere di tutti abbastanza vicina allo stile della band. A cantarla ci pensava Francesco, impeccabile con queste composizioni visto il suo ottimo inglese.
Alessandro
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