Ne ho visti parecchi di film interpretati da Woody Harrelson. Sicuramente più di venti. Non so se sia stato sempre per merito suo, in ogni caso ho sempre apprezzato. Certo, è indubbio che nel corso della sua carriera il grande attore texano abbia recitato anche in pellicole poco brillanti. Sono però molti i grandi film con Harrelson. Cito qualche titolo: “Chi non salta bianco è” (“White Men Can’t Jump”), “Proposta indecente” (“Indecent Proposal”), “Assassini nati – Natural Born Killers” (“Natural Born Killers”), “Larry Flynt – Oltre lo scandalo” (“The People Vs. Larry Flynt”).
Ho preso come esempio una manciata di lavori, tra l’altro tutti risalenti agli anni Novanta nonché di grande successo. In questi casi Harrelson è riuscito a distinguersi interpretando personaggi molto diversi tra loro, finendo per convincere pubblico e critica al punto tale da costruirsi una credibilità grazie alla quale farsi strada.
Ciò che mi sorprende, tuttavia, è la grande quantità di film non blasonati ma comunque deliziosi a cui il buon Woody ha preso parte. Sono davvero tanti, ed elencarli tutti mi sarebbe quasi impossibile. Mi vengono però in mente “Hi-Lo Country” (“The Hi-Lo Country”), “North Country – Storia di Josey” (“North Country”) e “Transsiberian”. Lungometraggi davvero validi seppur non in grado di raggiungere grandi fette di pubblico, almeno qui in Italia.
Buttando un occhio alla sua filmografia, mi ricordo d’un tratto come Harrelson abbia addirittura partecipato a “La sottile linea rossa” (“The Thin Red Line”) del mio regista preferito, ovvero Terrence Malick. Pazzesco. Me ne ero praticamente dimenticato. Va comunque detto che, in quel caso, la sua parte sia piuttosto piccola anche se significativa, tanto potente e sciagurata da far riflettere su un’autentica follia quale la guerra.
Una discreta carriera la sua, anche se spesso l’artista originario di Midland è stato scritturato per ricoprire ruoli secondari. Comunque sia, da ottimo professionista, se l’è sempre cavata alla grande. Merito di una versatilità invidiabile. Che si tratti di commedia o di thriller, che vesta i panni di un malato di mente o di un uomo sensibile e profondo cambia poco: Harrelson ha saputo man mano farsi apprezzare, guadagnandosi la simpatia e il rispetto del pubblico.
Tra i film più recenti con lui nel cast mi è piaciuto tanto “Tre manifesti a Ebbing, Missouri” (“Three Billboards Outside Ebbing, Missouri”). Un qualcosa di meraviglioso, semplicemente struggente. Splendida la parte di Harrelson, chiamato a vestire i panni di un uomo molto particolare a livello caratteriale e, indubbiamente, sfortunato, tanto da uscire di scena ben presto.
Alessandro
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