In questi giorni si parla molto in Italia del grande Martin Scorsese, che è reduce dalla presentazione alla Festa del Cinema di Roma di “The Irishman”, lungometraggio destinato ad avere un grande successo nei mesi che verranno nel Bel Paese così come altrove. Di fronte a un monumento simile credo ci sia ben poco da dire. Se non altro per lui parlano i suoi film, tasselli di una carriera incredibile tanto prolifica quanto priva di scivoloni.
Ho visto quasi tutte le pellicole di Scorsese e credo che, al pari di colleghi come Stanley Kubrick, abbia dimostrato di essere un regista di spessore riuscendo a dare sempre il meglio a prescindere dal tipo di film da lui sviluppato. Cerco di spiegarmi meglio: il cineasta americano classe 1942 si è puntualmente distinto in qualsiasi ambientazione. Thriller, commedia, drammatico: nessuna differenza, il risultato è sempre stato eccellente.
Quando penso alla sua intera filmografia, la mia mente ritorna alle emozioni vissute ammirando opere uniche quali “Toro scatenato” (“Raging Bull”), “Quei bravi ragazzi” (“Goodfellas”) e “Casinò” (“Casino”), giusto per citarne tre. Forse per un fatto puramente generazionale, sono legato alla produzione che va dalla metà degli anni Ottanta alla fine dei Novanta. Non so per quale motivo, probabilmente per una narrazione capace di fotografare bene quel periodo per me ricco di bei ricordi e di innumerevoli scoperte.
Ebbene, c’è a mio avviso un film travolgente confezionato in quel periodo. Mi riferisco a “Cape Fear – Promontorio della paura” (“Cape Fear”). Se la memoria non m’inganna, dovrei averlo visto non più di sette anni fa, durante la fase universitaria. Inutile dire quanto mi esaltai nel veder evolvere una trama eccezionale, frutto di una sceneggiatura originale messa a punto a inizio anni Sessanta (leggo solo ora che si tratta del remake di un film del 1962).
In questo caso troviamo un Robert De Niro sugli scudi, in stato di grazia. Il personaggio da lui interpretato è inquietante e al tempo stesso ammaliante, pazzo eppure astuto nel consumare una fredda vendetta nei confronti di Sam Bowden, avvocato a suo avviso non in grado di difenderlo a dovere in precedenza e il cui ruolo viene ricoperto da un sempre preparato e mai deludente Nick Nolte.
In questa pellicola ci sono scene eccellenti dal punto di vista registico, poi gioca un ruolo fondamentale la progressiva intensità trasmessa dagli eventi che si susseguono. Non so come venne accolto al momento della sua uscita (immagino bene), in ogni caso sono dell’idea che tra i tanti lavori di Scorsese “Cape Fear” tenda soprattutto oggi ad essere un po’ dimenticato. Magari mi sbaglio, però è una sensazione che ho da molti anni. E io che sono sempre stato attratto dalle cose più “nascoste”, dai film così come dai dischi di cui si parla in generale un po’ meno, non impiegai molto tempo in passato a documentarmi sul film e a rimediarlo per gustarmelo fino in fondo.
Alessandro
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