Tommaso Di Giulio, songwriter di razza

È chiaro come negli ultimi anni alcuni cantanti o gruppi provenienti dal circuito indipendente italiano siano riusciti ad ampliare in maniera considerevole il proprio bacino d’utenza. Una manciata di singoli ruffiani e scontati, se veicolati con astuzia tra radio e web, permettono di fare il tanto sospirato salto di qualità in termini seguito. Sono sincero: quando un interprete riesce a “sfondare” alzo le mani e mi ritengo felice. Certo è che se Calcutta o i Thegiornalisti riempiono stadi, arene e palazzetti, un talento puro come Tommaso Di Giulio dovrebbe ricevere come minimo la stessa considerazione. Il che vuol dire essere sostenuto dalle principali emittenti radiofoniche, capaci come sempre di spostare gli equilibri, riuscendo soprattutto a fare dei tour ben strutturati per suonare in tante e spaziose location sparse lungo lo Stivale.
Purtroppo, si sa, nella musica non c’è una logica. Anzi. Sembra che chi cerca di confezionare grandi dischi, alla fine, non faccia altro che rimetterci. Ciò accade perché siamo in Italia, dove il letale abbassamento culturale ha lasciato spazio ad un gusto per l’orrido ormai dilagante e inarrestabile. Per quanto mi riguarda, voglio illudermi pensando che un giorno tutto questo cambierà, che la gente possa riattivare il proprio cervello e quindi avere quella curiosità tale da usare con saggezza la rete per scoprire che i titani del cosiddetto “indie” non Gazzelle, Galeffi e soci. No. E nemmeno Calcutta.
Il concetto di “indie” è troppo vago (ci vorrebbe un saggio a parte per mettere in chiaro le cose). Al di là di tutto, mi auguro con tutto il cuore che anche un artista come Di Giulio possa avere in futuro la giusta attenzione, pari a quella di cui godono oggi i personaggi sopra elencati. Il ragazzo in questione è formidabile perché già da tempo scrive e incide canzoni potenti, profonde, non eccessivamente spigolose, belle. Viene da due dischi deliziosi, ovvero “L’ora solare” (2015) e “Lingue” (2018). Sicuramente il numero di seguaci è in aumento, eppure non basta. Merita di più. E io faccio il tifo per lui.
Il brano qui sotto è contenuto nel predecessore di “Lingue”. Pochi minuti per comprendere come l’Italia possa ancora contare su eccellenti songwriter.

Alessandro

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