Spies (Coldplay)

Non sono un grande estimatore dei Coldplay. Credo anzi che abbiano ottenuto un po’ troppo in termini di successo per quelle che sono le qualità individuali dei componenti della band e, soprattutto, per i dischi rilasciati dagli esordi a oggi. Ho provato a sentire gli album che vanno da “Mylo Xyloto” in poi: sono sincero, produzioni davvero mediocri. Sopravvalutati inoltre “X&Y” e il successivo “Viva la Vida or Death and All His Friends”.
Per me Chris Martin e soci hanno dato sempre il meglio di sé quando hanno cercato di elaborare non solo materiale semplice e istintivo, ma anche nel momento in cui gli è stato possibile mantenere una certa essenzialità nella produzione. Ecco perché ritengo “Parachutes” e “A Rush of Blood to the Head” loro lavori gravedoli e riusciti. “Parachutes”, in particolare, contiene dei pezzi notevoli.
Al di là di singoli acclamati come Yellow e Trouble, in quella raccolta pubblicata nell’ormai lontano 2000 ci sono delle tracce potenti, coraggiose a livello di costruzione e rese affascinanti da un atteggiamento molto introspettivo. Il brano Spies, traccia n° 3 della scaletta, conserva un po’ tutte queste caratteristiche. Lo reputo uno degli episodi migliori di un disco nato grazie al quel determinante mix di ispirazione, buona volontà e incoscienza. Interessante il bilanciamento curato tra chitarre elettriche e acustiche. A mio avviso avrebbero dovuto continuare su questa strada, ma sono il primo a rendersi conto che senza certi arrangiamenti le radio e le televisioni non garantiscono un discreto sostegno.

Alessandro

2 Comments
  • Gianluigi
    Luglio 24, 2017

    Rush of Blood to the head è il mio preferito , è stata una delle prime band inglesi alle quali mi sono affacciato, che mi hanno fatto conoscere un mondo fatto di musica britannica che amo particolarmente. Peccato che si siano lasciati trasportare dal successo e quindi col tempo peggiorati.

    • Alessandro
      Luglio 24, 2017

      Ciao Gianluigi, ti ringrazio molto per il commento. Anche “A Rush of Blood to the Head” è un gran disco, sicuramente coraggioso e ben strutturato. Credo sia il loro secondo e ultimo album degno di nota (già in “X&Y” si nota la presenza di episodi poco convincenti). Indubbiamente il successo ha influito in senso negativo su di loro, poi c’è da aggiungere che la band non è riuscita a mantenere brillantezza ed efficacia nella scrittura. Alla prossima e buona musica.

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