Se penso al nostro Paese, devo ammettere che a livello discografico questo 2017 si è aperto nel migliore dei modi. In neanche tre mesi sono stati pubblicati diversi album di musica italiana molto interessanti. Non solo si è verificato un nutrito ritorno sulle scene di alcuni cantanti e gruppi di spessore, ma le raccolte d’inediti licenziate sono nel complesso decisamente valide.
Mi ha colpito assai “A casa tutto bene”, quarto lp in studio di Brunori Sas: ci ho trovato dentro tanta ispirazione e una maturità sorprendente. Non hanno deluso le attese Diodato e Umberto Maria Giardini. L’artista classe ’81 ha sfornato un disco profondo e potente, l’ex Moltheni ha dimostrato per l’ennesima volta di avere una marcia in più: grazie ad un rigore e ad un coraggio unici, Giardini continua ad evolversi con stile.
La settimana scorsa sono tornati Pietro Alessandro Alosi e Gianluca Bartolo de Il Pan Del Diavolo, oggi si riaffacciano sul mercato due titani come Edda e Cesare Basile (“Graziosa utopia” e “U fujutu su nesci chi fa?” i titolo dei rispettivi lavori). Il prossimo 3 marzo arriverà invece il nuovo progetto discografico di Paolo Benvegnù. Considerando che Bobo Rondelli sta finendo di registrare l’ideale seguito di “Come i carnevali” con Andrea Appino, che i Bud Spencer Blues Explosion sono al lavoro, e che dei fenomeni come Riccardo Sinigallia e Filippo Gatti hanno degli autentici gioielli tra le mani, non ci si può davvero lamentare.
Bisognerebbe lodare certi compositori per tutta la bellezza che regalano lavorando nel segno della coerenza e dell’umiltà. Se ci si recasse nei negozi per comprare i loro album, l’intero meccanismo continuerebbe ad andare avanti con meno sofferenza e maggiore slancio.
Di roba buona ce n’è tanta in Italia, basta solo avere più curiosità e fiducia in chi fa musica senza poter contare sull’apporto di major, così come di radio e tv commerciali.
Alessandro
Leave a Reply