Ho sentito per una vita May You Never cantata da Eric Clapton nella convinzione più totale che fosse un suo pezzo. Completamente fuori strada. Perché questo brano incantevole, racchiuso nel disco “Slowhand” del 1977, è una cover. L’autore di May You Never è infatti il grande John Martyn, songwriter scozzese morto nel 2009.
La musica di John Martyn la conosco da diversi anni, eppure non ho mai consultato integralmente la sua discografia. Altro grave errore. Se solo avessi ascoltato dall’inizio alla fine un gioiello come “Solid Air”, album risalente al 1973, sarei venuto ben presto a conoscenza della bellezza esagerata della “sua” May You Never.
Stavolta devo ringraziare l’immenso Filippo Gatti. Perché? Lo scorso 9 dicembre, al Brancaccino, Filippo ha eseguito in acustico May You Never. Quando l’ha introdotta, anticipando che si trattasse di un brano di Martyn, non sono stato in grado di ricollegare. Mi sono bastati pochi secondi per capire e quindi stupirmi. L’ascolto della versione proposta da Filippo mi ha fatto comprendere tre cose: lui (Filippo) è fortissimo anche quando si cimenta in cover, May You Never è un pezzo sublime e, non in ultimo, con il mood folk e meno rock rispetto a quella di Clapton il componimento appare di gran lunga migliore.
Inutili troppi giri di parole: siamo di fronte ad una delle canzoni europee più dolci e ispirate del Novecento. Onore a Martyn. Per May You Never e per tutta la sua opera.
Alessandro
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