Sono molto attratto da quei drammatici prodotti negli States e spesso ambientati in piccole e inquietanti cittadine del Nord America. “Affliction” rientra più o meno in quel filone. È un film che mi ha colpito sotto vari aspetti. Intanto ne ho apprezzato la regia firmata da Paul Schrader, un personaggio importante nel cinema americano e anche nella mia carriera universitaria, visto che nella mia tesi di specialistica fu una figura piuttosto ricorrente. Di “Affliction” ho apprezzato pure la fotografia, la sceneggiatura, le location e i componenti del cast.
Per quanto sia tutt’altro che un capolavoro indiscusso del cinema, ritengo abbia diversi elementi in grado di renderlo brillante e profondo. Il soggetto è indubbiamente efficace. La storia è valida, perciò il film scorre già alla grande. Penso inoltre che Schrader abbia saputo renderlo maggiormente dinamico, pur lasciando nel corso della narrazione fasi lente, ma anche riflessive e toccanti.
Il piccolo paese del New Hampshire innevato, il tormentato e sfortunato protagonista della pellicola, ovvero Wade Whitehouse, interpretato da un buon Nick Nolte, e poi l’inarrestabile piega catastrofica del film stesso, con un finale forte. Davvero un ottimo film, con un buon ritmo e una grande cura nei dettagli. Schrader ha avuto successo con film ben più blasonati, ma in “Affliction” c’è un lavoro non indifferente. Per questo il lungometraggio lascia il segno.
Alessandro
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