Non sono sicurissimo, ma credo di aver già scritto su questo blog di amare molto l’album “Che Dio ti benedica” di Pino Daniele. Di tutte le produzioni realizzate negli anni Novanta, è quella che più adoro insieme a “Non calpestare i fiori nel deserto”. Quel disco, “Non calpestare”, segna un cambio di rotta importante nella carriera del grande Pino: parliamo di un lavoro sì contaminato e particolare, ma anche ricco di brani pop. Un disco promosso anche in un modo preciso, attraverso singoli in linea con gli standard radiofonici del tempo.
“Che Dio ti benedica” è invece un album le cui atmosfere sono maggiormente vicine a tutto il lavoro precedente iniziato negli anni Settanta. Lo trovo molto spregiudicato, diretto, puro, concreto dall’inizio alla fine. Già solo la canzone Che Dio ti benedica, scelta per aprire il cd, è qualcosa di travolgente. Poi il disco scorre con una fluidità unica.
Per me la perla è Mal di te. La ritengo una meravigliosa traccia, riuscitissima sotto ogni aspetto. Ascoltarla mi dà i brividi. Ne adoro le parole, gli accordi scelti, i suoni, l’interpretazione di Pino, il ritornello ispirato e struggente. Un pezzo micidiale, una freccia scagliata da dietro e pronta a conficcarsi nella schiena. Qualcosa che lascia senza fiato. Mal di te mi fa davvero piangere perché è di una bellezza indefinibile. Manca Pino, mancano i primi anni Novanta così ricchi di fantastici album per la musica italiana.
Alessandro
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