Non mi ha mai deluso Samuele Bersani. Non ha mai rilasciato un disco che mi abbia fatto dire: «Ecco, si è adagiato». Oggi possiedo tutti i suoi cd in studio, e quando ne metto su uno a caso mi meraviglio del suo talento, della testardaggine che lo aiuta ad essere impeccabile sotto ogni aspetto.
In quasi venticinque anni di carriera, Samuele ha piazzato una serie pazzesca di brani meravigliosi. Lascia Stare mi mette sempre i brividi. È una canzone che mi emoziona perché è potentissima, struggente, elegante nel sound e affascinante nelle atmosfere. Ha un arrangiamento squisito, e credo sia un perfetto esempio di canzone pop italiana matura.
“L’Aldiquà” è il disco che la contiene. Un disco davvero bello, per me uno dei migliori in assoluto. Mi ricorda tantissimo i tempi del liceo, l’estate bellissima del 2006, costellata di molti bei cd italiani usciti tra gennaio e maggio. E a maggio toccò a “L’Aldiquà”, anticipato prima dalla genialità de Lo Scrutatore Non Votante, e poi da questa splendida traccia, non accompagnata da un videoclip ufficiale e, al tempo, non sostenuta a dovere dalle radio. Come al solito, quando si tratta di piccoli capolavori.
Alessandro
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