Tra i dischi che ho ascoltato di più in vita mia, credo che “Meddle” dei Pink Floyd sia tra le primissime posizioni. Più volte, parlando con altre persone, ho ritenuto che fosse il disco più bello in assoluto della band insieme ad “Atom Heart Mother”. E “Wish You Were Here”? E “The Dark Side of the Moon”? E “The Wall”, dove lo metti? Per carità, anche quelli sono dei capolavori esagerati. Ma trovo sempre maggior godimento nell’ascoltare i Pink Floyd maggiormente progressive, quelli capaci unire negli album componimenti brevi insieme ad altri invece più lunghi. Ecco perché un altro cd che adoro alla follia è “Animals” del 1977, disco non solo sottovalutatissimo, ma anche geniale perché complesso, spigoloso, forse già non più contemporaneo al tempo (solo in quell’anno cominciava l’ascesa del punk, e di lì a poco sarebbero arrivati gli anni Ottanta).
“Meddle” è un disco che non necessita di troppe spiegazioni o descrizioni. Ne sono già state date tante nel tempo da persone ben più preparate del sottoscritto. Di sicuro è un disco perfetto perché al suo interno non c’è un brano inferiore rispetto a un altro. Ogni canzone che lo compone è magistrale. One of These Days è micidiale, ipnotica. Una canzone eterna. Così come eterna e favolosa è Echoes, davvero epica, capace di lasciare a bocca aperta ad ogni nuovo ascolto. E specialmente in grado di non annoiare mai nonostante la sua durata estrema (si superano i venticinque minuti).
Ma attenzione agli altri quattro componimenti di “Meddle”. Occhio quindi alla dolcezza e al calore di Fearless (non finirà mai di farmi riflettere il coro da stadio messo all’inizio e alla fine del pezzo), alla luminosità di San Tropez, delicatezza di Seamus e alla profondità di A Pillow of Winds, forse una delle mie canzoni preferite in assoluto dei Pink Floyd, con quel cantato azzeccato di Gilmour e al suono magnifico di quella steel guitar unica che lo avvolge.
Pink Floyd ispiratissimi quelli di “Meddle”, già maturi quanto bastava per confezionare delle produzioni destinate ad entrare di diritto nella storia (due anni dopo avrebbe visto la luce “The Dark Side of the Moon”). Per sempre nel cuore.
Alessandro
Leave a Reply