Il “Vélodrome” di Marsiglia, lo “Stade de France” di Parigi, la “Beaujoire-Louis Fonteneau” di Nantes. Il Cile di Zamorano e Salas, il Paraguay di Chilavert. L’Olanda di Bergkamp e Overmars, l’Inghilterra di Scholes, Beckham e del giovanissimo Owen. Il Camerun di Songo’o. Peter Schmeichel e la sua Danimarca. La Francia inarrestabile e fortunata. La doppietta clamorosa di Lilian Thuram nella semifinale contro la Croazia di Davor Šuker, il malore di Ronaldo a ridosso della finale.
L’Italia di Cesare Maldini, con il dualismo Baggio-Del Piero e un Vieri implacabile e trascinatore. Quel 2-2 soffertissimo alla prima, con Salas che ci fa tribolare, quel 3-0 in scioltezza contro il Camerun. Il 2-1 contro l’Austria. Gli ottavi e la vittoria contro i norvegesi. Ancora Vieri. I quarti. La Francia. Quel maledetto pomeriggio di luglio. Noi che soffriamo, Baggio che sfiora il goal vittoria nei supplementari. I rigori. Pagliuca che illude, Albertini che sciupa, Di Biagio che sbaglia.
Gioie e delusioni, brividi, lacrime, rabbia, sconforto. Francia ’98 fu questo e molto altro, non credo soltanto per me. Quanta nostalgia a ripensare a quell’estate piena di grandi partite e di grandi giocatori. Un calcio diversissimo da quello odierno e sicuramente migliore per qualità e tecnica.
Alessandro
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