Oggi Adelmo Fornaciari, in arte Zucchero, compie sessant’anni. Un bel traguardo, non c’è dubbio. Lui di traguardi ne ha tagliati parecchi nel corso della sua bella carriera, così ricca di collaborazioni, concerti, canzoni e riconoscimenti. Qualche settimana fa parlavo di Luca Carboni e di quanto tempo abbia passato ascoltando i suoi dischi durante l’infanzia. Posso tranquillamente dire lo stesso per Zucchero.
Anche lui con le sue hit ha scandito momenti importanti della mia vita. Quando da piccolo avevo tempo per ascoltare la radio, passando continuamente da una stazione all’altra, mi fermavo sempre appena sentivo suonare un suo pezzo, nuovo o vecchio che fosse. Ogni sua canzone era per me una piacevole scoperta, percepivo subito tanta qualità nella scrittura e nell’interpretazione.
Con gli anni credo abbia perso originalità, e album come “Shake”, “Fly” e “Chocabek”, seppur non malvagi e ottimamente prodotti, lo dimostrano. Però fino alla metà degli anni Novanta niente da dire. Ecco, proprio nel 1995, quindi vent’anni fa, Sugar pubblicava un album irresistibile, tra i più belli in assoluto. “Spirito DiVino” è qualcosa di eccezionale, il mio preferito, seppur Zucchero abbia fatto addirittura di meglio (“Blue’s”, “Oro, Incenso & Birra”).
Sono legatissimo a quel disco per svariati motivi. Sicuramente perché riascoltandolo torno indietro a quegli anni in cui ero poco più che un bambino, già curioso e amante della musica italiana. Poi perché indubbiamente è un lavoro che contiene dei pezzi straordinari e potenti come Voodoo Voodoo, Datemi Una Pompa e O.L.S.M.M., accanto ai quali trovano posto brani meno esplosivi, ma altrettanto incredibili: Pane E Sale (con testo del “Principe” De Gregori), Così Celeste, Senza Rimorso. Una bellezza di album. E sono già passati vent’anni.
Alessandro
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