Miles in the sky…

L’arrivo dell’estate permette di avere più tempo libero del solito. Tutto si rallenta, le strade si svuotano. Ed è in certi pomeriggi di quiete che viene voglia di mettere su qualche disco che suoni “soft”. Nulla di palloso e soporifero, piuttosto roba in grado di attirare l’attenzione infondendo al tempo stesso tranquillità. Niente di meglio che Miles Davis, ovvero la Storia. Lo sto ascoltando molto in questi giorni. Tutto merito di Spike Lee. Perché? Semplice: qualche settimana fa mi è capitato di vedere quel capolavoro di “Fa’ La Cosa Giusta”. Un filmone, ovvio. Forse uno dei migliori che abbia mai realizzato, specialmente nella prima parte della sua carriera. Contemplando le musiche di quel film, mi sono tornate in mente le atmosfere di “Doo-Bop”, un disco postumo in cui la contaminazione è dilagante, e dove si scorge una forte influenza di stampo hip-hop. Ebbene, partendo da quell’album viene poi naturale andare rapidamente indietro nel tempo e risentirsi quindi le produzioni più note di un autentico genio. Adoro tutto della musica di Miles Davis. Ogni suo disco mi fa impazzire. Ha sempre quella capacità di attrarti, non solo quando si supera in album eccellenti come “Milestones”, “Kind Of Blue”, “Someday My Prince Will Come” e “Sorcerer”, ma anche quando, ad esempio, lo ritrovi alle prese con l’elettricità e l’elettronica (mi vengono in mente “Bitches Brew”, “Decoy”, “Aura”, “Tutu”, “Amandla”). Ascoltarlo è sempre uno spettacolo, anche se non si è grandi esperti del genere. Resta il numero uno, c’è poco da fare.

Alessandro

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